Interpreti i fenomeni culturali incrociando l’arte contemporanea alle dinamiche della cultura di massa, anzi molto spesso adotti queste ultime come punto di partenza. E’ un’attitudine diffusa?
Il problema non è che c’è ancora l’intellettualismo, o gli intellettuali, il problema è che non ce ne sono più – che sono diventati una merce da collezionismo. I professori universitari tengono corsi sui videogames, e per affrontare qualunque argomento minimamente serio, anche in contesti accademici, si fa ricorso al bagaglio cinematografico, giornalistico, “di massa”. Il fatto è che bisognerebbe cominciare a intendersi su che cosa significa “di massa”. Si può dire che, nei confronti della cultura di massa le cose vanno come per le culture “altre”: finché si tratta di cucina etnica e di worldmusic tutto bene, quando l’altro mostra la sua faccia realmente (e non solo metaforicamente) “diversa”, allora no, tutti a sostenere che, in fondo, siamo meglio noi, figli dell’Occidente dei valori democratici e moderni…. Con la cultura di massa va così: finché si tratta di Coca-cola, sdoganata da decenni di pop art, non c’è
Che struttura ha il tuo ultimo libro Enjoy! Il godimento estetico e quali problematiche affronta?
Enjoy raccoglie diversi anni di lavoro, di schede sparse, riflessioni, interventi. Anche qui però c’è un problema: non appena uno dice: “ho letto un libro” o, peggio, “ho scritto un libro” tutti, fra sé e sé rabbrividiscono per l’odore di chiuso che l’affermazione emana. E’ come dire: ho chiuso i conti in sospeso, ho liquidato tutto, ho divorziato. Intendo la forma-libro al di fuori di ogni feticismo, cioè all’interno di un campo vasto e aperto dove dentro stanno gli articoli in rivista, i famigerati “testi in catalogo”, gli interventi, magari anche in rete, magari anche le mostre, e anche le interviste come questa. La questione è quella di riuscire a restare nel contemporaneo senza diventare schiavi del presente. I miei idoli in questo senso sono gente come Hegel, uno che ha scritto di getto e senza note 700 pagine, ha insegnato, fondato riviste, tenuto lezioni su quasi ogni cosa, in un disordine veramente strepitoso ma sostanzialmente percorso da una coerenza incredibile e anche paradossale… Un altro è, oggi, Slavoj Zizek, uno che in dieci anni ha scritto quindici libri sugli argomenti più diversi, interviene spesso in rete, viaggia moltissimo ma persegue un leit motiv centrale che si ripete, declinato ogni volta in modi differenti – uno che riesce veramente a spiegare la metafisica del fist fucking grazie alla teologia di San Tommaso.
Per me oggi, uno di questi temi centrali è proprio il tema della ri-flessione, che determina la storia del contemporaneo come tale, sotto i suoi vari nomi di revival, duplicazione, citazione…
…Remake, Remix e Cover. Quali differenze concettuali, allora, intercorrono tra queste pratiche?
Il Remake è sostanzialmente sempre appartenuto alla
Di qui l’idea per la mostra Cover Theory che riprende un concetto ed una pratica, nata in ambito musicale, ma ne estende il significato all’arte contemporanea…
Il Giovane che guarda Lorenzo Lotto mi è parsa da subito l’opera chiave, la cover per eccellenza, dotata di un significato epocale eccezionale. Gli anni ‘70, con la loro poetica post-pop, hanno segnato un’epoca di consapevolezza eccezionale da questo punto di vista, come testimoniano le presenze dei master’s che ho cercato di raccogliere; ma ci sono poi dei giovani eccezionali, Bertozzi e Casoni ad esempio, sono una conferma straordinaria, sono in grado di rifare il mondo, lo hanno capito e ci stanno provando; Leonardo Pivi, con i suoi mosaici che dimostrano l’anima antica di Lara Croft, fino a Scotto di Luzio che ha veramente coverizzato Tenco, e lo ha ricantato… Ma la cosa veramente interessante di questa mostra è che, dopo che ho determinato i nomi dei partecipanti, è esploso una specie di passaparola di suggerimenti che ha allungato in modo imbarazzante la lista degli esclusi. Forse sarebbe una scusa ottima per una seconda edizione, una Cover Theory 0.2, il che dimostra paradossalmente la vitalità del concetto di fondo di questa mostra.
Già da qualche anno l’Officina della Luce ha iniziato ad ospitare mostre d’arte e si vocifera che la struttura potrà divenire un Centro per l’Arte Contemporanea. Ci sono sviluppi in tale direzione?
Devo dire che sono rimasto impressionato per come l’assessorato alla cultura della Provincia di Piacenza abbia creduto in questa operazione, sia per le risorse investite , sia per l’impiego di uno spazio come quello dell’ex-centrale elettrica Emilia. In centri maggiori una cosa simile sarebbe stata molto più difficile da realizzare. Da tempo anche i centri minori stanno rivendicando i loro luoghi culturali – ecco, però a me piacerebbe pensare più a un centro per la cultura contemporanea che ad un luogo esclusivamente dedicato all’arte, dove si possano fruire incontri, concerti, video – con Cover Theory è stato dato un segno, vedremo.
marco altavilla
artisti
Cover’s Masters
Alighiero Boetti, Marcel Broodthaers, James Lee Byars, Robert Longo, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Salvo
Special Covers
Stefano Arienti, Bertozzi & Casoni, Mike Bidlo, Pierluigi Calignano, Massimo Carozzi, Loris Cecchini, Douglas Coupland, Roberto Cuoghi + Valerio Carrubba, DJ Spooky, Thomas Demand, Antonio De Pascale, Eredi Brancusi, Maurizio Finotto, Fischli & Weiss, Sylvie Fleury, Guerrieri + Dallavalle, e.g.ø, Massimo Kaufmann, Thorsten Kirchhoff, Vincenzo Cabiati + Armin Linke, Michele Lombardelli, Claudia Losi, Mauro Maffezzoni, Eva Marisaldi, Amedeo Martegani, Maurizio Mercuri, Sabrina Mezzaqui, Yasumasa Morimura, Simon Morley, Luis Felipe Ortega + Daniel Guzman, Luca Pancrazzi, Leonardo Pivi, Richard Prince, Tobias Rehberger, Antonio Riello, Lorenzo Scotto Di Luzio
eventi speciali nella serata inaugurale
Special Guest Poetry
Raul Montanari + Aldo Nove + Tiziano Scarpa: reading di poesie cover dal loro libro Nelle galassie oggi come oggi – Covers, Einaudi, 2001
Special Guest Music
Stereoelectric Sound System: dj set con “cover di cover”
Massimo Carozzi: 35mm Performance sonora
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- quando però si tratta di trasmissioni realmente “popolari” come ad esempio Grande Fratello, apriti cielo, immediatamente si sfoderano gli artigli e tutti cercano di difendere disperatamente -
balle... il problema dello show è che è uno show, con una solida equipe di autori, endemol, dietro a gestire tutto e a far credere che si tratta di realtà. il "nazional popolare" è altro. mi tengo luisa corna o gianni morandi in mutande piuttosto.
- Il Giovane che guarda Lorenzo Lotto mi è parsa da subito l’opera chiave, la cover per eccellenza, dotata di un significato epocale eccezionale. Gli anni ‘70, con la loro poetica post-pop -
balle... mi tengo tutta la vita duchamp con L.H.O.O.Q, 1919!!! (la messa di baffetto e pizzetto ad una riproduzione della gioconda, pare sia stata a "cura" di picabia in un bar, duchamp da buon "ladro" ne campionò il gesto).
- Il remix non ha bisogno ... la cover - si ma la vera grande intuizione è stata l'idea del campionamento.
a noi pare che senaldi remixi solamente qualche sua intuizione un pelo sterile e poco approfondita. aspettiamo ansiosi il commento di alf siccome pare che sabato vada in quel di piacenza.
ma mica c'ero solo io alla mostra! Anzi, alla fine, la coraggiosa e pericolosa scelta di inserirsi nel bel mezzo di Miart ha, in qualche modo, pagato. Gente ce n'era, parecchia proveniente da Milano, ma soprattutto se n'è parlato durante la fiera, e questo è bene. Lo spazio dell'officina della luce è molto bello... un po' troppo contaminato, tipo che c'è una mostra permanente di archeologia industriale. La mostra, giusto per non anticipare troppo la recensione, ha in fondo pregi e difetti del libro.