Per il secondo anno consecutivo la città di Reggio Emilia è finita nell’occhio del ciclone. O meglio, negli occhi dei tanti fotografi che nell’ambito della rassegna Fotografia Europea-Reggio Emilia 2007 propongono i loro sguardi, gettati sia sulla città emiliana che su altre città europee. La manifestazione si articola in ben 65 mostre, disseminate in tutta la città, che per l’occasione ospita anche eventi, seminari e workshop dedicati alla fotografia.
L’indagine condotta sul concetto di identità europea fa emergere analogie e differenze, certamente non soltanto semantiche, com’è evidente nella proposta di Cezary Bodzianowski, che gioca sul “divertito” parallelismo tra Emilia, piccola città polacca nei pressi di Lodz, dove il fotografo è nato, e la nostra Reggio Emilia. Oppure nel progetto di ricerca che Fabrizio Cicconi e Kai-Uwe Schulte-Bunert hanno condotto, rispettivamente, nelle città di confine di Gorizia (tra Italia e Slovenia) e Görlitz (tra Germania e Polonia), esposto nelle nude e squallide stanze dell’ex ospedale psichiatrico, quasi a sottolineare con maggiore forza il senso di alienazione suscitato dalle barriere, fisiche o mentali che siano.
Poco più avanti, entrando nella Galleria Parmeggiani, veniamo catturati dall’atmosfera suggestiva e kitsch emanante da cimeli, ritratti di famiglia e tendaggi pesanti, prima di imbatterci nelle fotografie dalla teatralità barocca di Aino Kannisto, in assoluto pendant con il gusto retrò della galleria che le ospita.
Passeggiando distrattamente per le stradine di Reggio è facile essere richiamati dalla locandina dell’evento: ci sono mostre fotografiche nei bar, negli alberghi, nei sottopassi. Quasi inavvertitamente, passando per l’ex Cinema Boiardo, ci ritroviamo ad “attraversare” le immagini di Parigi scattate da Luigi Ghirri.
Se poi si pensa di fare un salto in libreria si può finire nel mondo variopinto di una Barcellona vista con gli occhi di Elisa Pellicani, oppure in quello in bianco e nero, fatto di scorci arditi, di Luca Gilli, l’una presente nella libreria Farini e l’altro all’Arco. Sulle pareti fredde di Palazzo Casotti la fotografia graffiante di Ferdinando Scianna fa venire alla mente quella di Henri Cartier Bresson e Diane Arbus, accanto ai quali, per la forza comunicativa della sua opera fotografica, egli pure si colloca.
Sarebbero ancora tante le mostre di qualità che meriterebbero una segnalazione, ma sicuramente non vanno perse quelle allestite ai Chiostri di San Domenico, dove artisti di fama e di diversa estrazione culturale sembrano gareggiare fra loro. Come non restare colpiti dalla morbidezza del bianco-nero di Klavdij Sluban, che propone una Berlino intima, o dalle immagini “ludiche” di François Delebecque, che sembra divertirsi a giocare con gli equivoci visivi. Per finire con un Vittore Fossati, che insieme allo scrittore Giogo Messori, dà voce ai suoi sguardi, confermandosi uno degli artisti più significativi e originali dei nostri tempi.
adriana scalise
mostre visitate nei giorni 3-4-5 maggio 2007
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