L’occasione è la restituzione al
pubblico, dopo 30 anni di studio e restauro, di una delle più importanti
collezioni di tessuti in Europa (stoffe, velluti, ricami e pizzi che coprono un
arco di tempo che va dal XII al XIX secolo). E così, per cercare di valorizzare
anche in ambito museale una collezione tessile tanto importante, le curatrici
della mostra hanno pensato di affidare a Mezzaqui il compito di creare
un’installazione in grado di dialogare sottovoce, ma in modo sicuro, con lo
spazio circostante e gli oggetti in esso contenuti.
Entrando nella sala che ospita la
collezione tessile e le opere della Mezzaqui, inizia per lo spettatore un gioco
di ricerca, attentissima ricerca, alla scoperta degli “intrusi” realizzati ad
hoc dall’artista bolognese. La realtà non è forte, recita il titolo della
mostra. “La realtà non è tenace, ha bisogno della nostra protezione”,
gli fa eco una scritta ricamata a mano posta all’interno di una delle teche
della sala, che si ha il dubbio se appartenga o meno alla collezione di stoffe.
In effetti la realtà creata da
tutti gli oggetti in mostra, antichi o contemporanei che siano, è una realtà
fragile che ha bisogno di tutta la cura e l’attenzione dello spettatore: c’è la
serie di libri su cui l’artista ha pazientemente e sapientemente (proprio come
una tessitrice dei secoli scorsi) ricopiato a mano i Quaderni di Simone Weil, quaderni che poi, per essere
protetti dalla loro stessa fragilità, sono stati posti al sicuro all’interno di
copertine di lana lavorate a mano. Mimetizzato nell’ambiente, pendente dal
soffitto, c’è ancora il dittico Dediche, i cui ricami dorati appaiono e
scompaiono all’occhio dello spettatore, omaggio discreto, sussurrato a Etty
Hillesum e Mariangela Gualtieri: i ricami si intravedono e poi scompaiono
risucchiati dallo sfondo della sala, ed è come se all’invito a entrare nel
mondo di queste due donne faccia subito seguito il monito di non prolungare
troppo la visita.
Tutto nell’installazione di
Mezzaqui è pensiero, riflessione: la pratica del ricamo è legata a doppio filo
con quella della scrittura e, aggirandosi per la sala, sembra quasi di poter
sentire voci non comprensibili che si accavallano, proprio come succede quando
i pensieri si affollano nella mente.
Una mostra da leggere, da
sentire, ma anche da toccare: Sentinella, libro di stoffa ricamato a mano su cui sono state
bloccate alcune frasi autografe dell’artista, invita lo spettatore a sfogliare
i pensieri di Mezzaqui. E guai a declinare un simile invito.
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silvia di vincenzo
mostra visitata il 27 novembre
2010
dal 27 novembre 2010 al 13
febbraio 2011
Sabrina Mezzaqui – La realtà non
è forte
a cura di Silvia Ferrari, Serena
Goldoni e Cristina Stefani
Museo Civico d’Arte – Sala
Gandini
Largo Porta Sant’Agostino, 337 –
41121 Modena
Orario: da martedì a venerdì ore
9-12; sabato, domenica e festivi ore 10-13 e 15-18
Ingresso libero
Catalogo Nuovagrafica
Info: tel. +39 0592033100; fax
+39 0592033110; museo.arte@comune.modena.it;
www.comune.modena.it/museoarte
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