Chissà quale sarebbe la reazione di Roderigo di Castiglia, alias Palmiro Togliatti, di fronte ad una mostra così spiccatamente politica dal punto di vista iconografico, quanto palesemente anti-militante negli intenti.
Era il 1948 quando, proprio a Bologna, a proposito della Prima mostra nazionale d’arte contemporanea al palazzo Re Enzo, ‘il migliore’ del Partito Comunista aveva stigmatizzato come scarabocchi le opere astratte dei futuri informali italiani, riattualizzando la polemica sulla degenerazione dell’arte, sorta entro scenari politici antitetici.
Forse Roderigo si concederebbe un paternalistico sorriso di fronte alla copia del Programma di combattimento di Stalin, sul quale una “compagna” ha stampato una bella impronta delle sue labbra. O magari annuirebbe compiaciuto dinnanzi al collage di venticinque cartoline illustrate delle più famose città italiane, sulle quali compare una sua stessa citazione tratta dalla copertina dello Statuto del Piccì. Certo, sicuramente non capirebbe, o deciderebbe di soprassedere sul carattere minimal delle opere, e non approfondirebbe la natura ready-made non solo degli oggetti, ma della stesse idea generatrice della mostra, ossia l’attenzione suscitata in Simon Morley (Eastburn, UK, 1958) da una serie di opuscoli comunisti datati anni Quaranta e Cinquanta, in un negozio di libri usati di Bologna. Probabilmente trascurerebbe il fatto che i dieci dipinti, grandi e piccole rappresentazioni di libri-opuscoli del Partito Comunista Italiano, in cui il testo appare di una tonalità leggermente più scura della superficie, sono in realtà dei monocromi, figli di quell’eredità concettuale tanto invisa a chi pretende di mettere a tacere la capacità di pensare dell’uomo.
E sono monocromi in tutta la loro pregnanza cromatica, vivi della sontuosa varietà del vermiglio, del cadmio, del carminio. Ma è proprio la loro molteplice difformità che induce a riflettere su Rossa e sul significato simbolico del colore in questione, che nel suo proporsi in varie sfumature mette in dubbio l’ortodossia di quell’unico rosso, quello della bandiera della sinistra italiana, che oggi appare pallido, slavato, quantomeno di una tonalità vagamente indistinta.
La mostra si rivela dunque come una sorta di souvenir di una temperie culturale passata, un ricordo di quello che è stato lo strettissimo legame intercorso tra una città e la sua politica, un evento –verrebbe da dire city-specific– nella Bologna dove il rosso è anche quello dei palazzi e dei tetti, “dell’inverno col sole e la neve, l’aria barbaricamente azzurra sul cotto”, come decantava Pier Paolo Pasolini. Rosso e azzurro che si incontrano, come nell’ultimo frame del video di Morley, in cui un palloncino scarlatto, portato in giro da un bambino per le strade e le piazze della città, sulle note dell’aria “Amami Alfredo” della Traviata, prende il volo al di sopra delle due torri. Forse un triste commiato, forse un ultimo afflato di speranza.
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Melt, alla British School Art at Rome
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Sito di Simon Morley
thelma gramolelli
mostra visitata il 13 aprile 2005
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eh s !i si vede davvero, da un mese circa un decreto comunale vieta il consumo di alcolici fuori dai losali (quindi piazze, portiici e parchetti) a partire dalle 9 di sera....pena :multe salatissime.
...tutti dentro a bere anche d' estate e tutti fuori a fumare, a Bologna il flipperone convulsivo è appena iniziato...grazie Coff !
si vede che è cambiato il sindaco di Bologna....