personalità di spicco della cultura pittorica bolognese del secondo ‘700.
Curata da Donatella Biagi Maino, specialista dell’arte del ‘700 e docente all’università di Bologna, la mostra è allestita in una scenografia d’eccezione, l’Auditorium di S. Lorenzo, edificato dal 1765 su progetto dell’architetto centese Pietro Alberto Cavalieri (1707-1782).
All’inverso di quanto spesso accade, la fama di cui godettero i Gandolfi in vita non venne corrisposta dai posteri, tanto che l’antologica centese diventa pretesto per restituire alla storia dell’arte una delle sue vicende creative più interessanti.
Alla magnificenza delle corti europee, italiane, francese, austriaca, inglese e russa, si attagliava la pittura raffinata ed intensa dei Gandolfi, dei quali principi e nobili dell’ancient régime furono i maggiori committenti, affascinati da quell’arte innovativa, che univa genio e raffinatezza di scuola emiliana al colorismo veneto e che, di più, integrava temi e variazioni vicine alla sensibilità colta del collezionismo aristocratico con accenti del gusto neoclassico in via di affermazione.
Il catalogo dei Gandolfi conta ca. 400 pezzi, dai soggetti sacri, destinati alla devozione pubblica o privata, a quelli mitologici, fino agli studi di carattere, tipici del periodo. La dispersione delle opere è una delle ragioni dell’oblìo in cui è caduto il nome dei Gandolfi, ma anche il merito maggiore della mostra centese, per essere riuscita a radunare 43 dipinti di alta qualità da musei di tutto il mondo. Di Gaetano sono l’inedita Nascita di Venere di Bruxelles, la rara Venere e Vulcano a fondo oro di una collezione privata londinese e la ben nota Pala del 1781 di S.Petronio di Bologna, restaurata e restituita per l’occasione a tutta la sua magnificenza; da Stoccarda viene la Liberazione di S. Pietro, un incendio cromatico di chiara derivazione veneta e dal collezionismo privato la tenebrosa Morte di Socrate che cita Reni e Caravaggio. Sono invece di Ubaldo due intriganti dipinti di soggetto mitologico del museo di Raleigh (U.S.A.) in cui Mercurio, avendo indotto Argo al sonno, si appresta a decapitarlo chiedendo la complicità del riguardante; fiero in un drammatico verismo è il Busto di vecchio con turbante degli Uffizi, per non dire dell’eccezionale gestione della luce nell’Annunciazione, capolavoro della Civica di Cento, o della Madonna con i SS. Giorgio e Francesco di Castelbolognese, la cui composizione si slancia con agile ritmo elicoidale.
L’evento è inserito nel programma dei festeggiamenti per il 2° anniversario della morte del Guercino e si completa con la presentazione di due volumi monografici sui Gandolfi, curati dalla Biagi Maino per i tipi Allemandi.
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