Il maestro giapponese, che da
qualche anno spesso presenzia in Italia a numerosi eventi espositivi, invitato
ancora una volta dall’infaticabile Abo si trova a confrontarsi con lo spazio
del sacro. Questa volta, infatti, la location è una chiesa e per la precisione
una di quelle appartenenti al meraviglioso complesso di Santo Stefano a
Bologna. I colpi di colore ormai diventati il tratto distintivo, la firma
implicita dell’artista provengono tutti da azioni svoltesi in precedenza, tutte
in terra italiana. Venezia, Genova e Napoli sono state teatro di alcune delle performance
che hanno lasciato traccia evidente attraverso i pezzi in mostra.
Il Buddha, il contrabbasso o la
riproduzione della Nike di Samotracia sono letteralmente inondati di colore,
subiscono le scudisciate cromatiche lanciate da Shimamoto. Il lancio sposta
l’attenzione dal pennello alle bottiglie (e tutti i contenitori) utilizzate
come “molotov” a tinte forti. La gestualità dell’artista è il centro di una
pratica che ha salde radici nel Novecento e che, per il nipponico, appartiene a
una parentesi biografica eccellente, appaiandosi all’Action Painting e alla
galassia dell’Informale.
L’azione, un tempo acrobatica e
veemente, si dota oggi di caratteristiche più care alla danza o alle movenze
rituali, con pause cadenzate e sguardi riflessivi, senza perdere la ripetizione
automatica. “L’automatismo funziona sia
come associazione libera e aperta di dati che si potenziano reciprocamente,
mediante un loro simmetrico estraniamento, e sia come incentivamento della
casualità e della crescita spontanea” sostiene Bonito Oliva.
La forza prorompente dell’evento
fruito dal vivo lascia il posto in questa occasione alla contemplazione delle
impronte lasciate. Non c’è il fascino del vedere l’artista al lavoro, non c’è
l’attrazione dell’incompiuto. Più che una coinvolgente performance, il progetto
per Bologna è paragonabile all’ostensione delle reliquie. Le tele che trovano
posto negli archi ciechi della navata centrale costruiscono un allestimento e
grazie alla fuga prospettica conducono lo sguardo verso l’altare e di nuovo al rosone.
In una miscela di zen e
religione, cultura occidentale e tradizione orientale, pittura e non-pittura.
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La
videorecensione della mostra
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mostra visitata il 29 gennaio
2011
dal 28 gennaio al 17 febbraio 2011
Shozo Shimamoto
a cura di Achille Bonito Oliva
Basilica di Santo Stefano
Via Santo Stefano, 24 – 40125 Bologna
Orario: tutti i giorni ore 9.30-12.30 e 15.30-19.30
Ingresso libero
Info: info@fondazionemorra.org
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