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fino al 18.I.2004 | L’idea dell’uomo | Modena, Chiesa di San Paolo

di - 8 Gennaio 2004

Più che una presunta quanto impossibile completezza, la mostra vuole focalizzare il clima d’inquietudine umana e prima ancora filosofica che caratterizza gran parte della prima metà del Novecento europeo, in modi certo diversi, ma accomunati da un’analoga tensione. In particolare, anche se questo sentire comune è caratterizzato da una forte extraterritorialità, la rassegna si concentra sul privilegiato asse italo-tedesco: con Espressionismo da una parte, Novecento dall’altra, uniti da caduta del positivismo e scoperta dell’inconscio, nonché della conseguente nudità dell’uomo.
Influenzati dal teatro di Strindberg e Wedekind, ma soprattutto dalla filosofia di Nietzsche –in particolare della sua concezione dell’uomo come tensione, come ponte- gli artisti tedeschi del gruppo Die Brücke trasferiscono sul corpo e sul volto le pulsioni dell’animo. Se il loro sguardo va a precursori come Van Gogh, Ensor e soprattutto Munch, l’elettrica febbrilità che pervade le loro opere è tutta contemporanea, figlia di una città che, per dirla con Baudelaire, è madre e prostituta. Le taglienti xilografie di Nolde, Heckel, Schmidt-Rottluff, Kirchner e Pechstein presentano un’umanità fortemente introspettiva, dilaniata dalla perdita di un atavico contatto con la natura, con la propria individualità, schiacciata dal peso osceno e corrotto delle masse.
La Nuova Oggettività, figlia del crollo dell’età guglielmina, porta in sé un desiderio di concretezza, carico degli orrori della Prima Guerra Mondiale. Ma se lo sguardo è lucido ed analitico, la tensione emerge dalla critica analisi della società che tocca punte prossime al grottesco: presagisce così quel clima di decadenza morale e civile che da lì a poco vedrà spazzar via la giovane Repubblica di Weimar ad opera del nazismo. Una china come Irruzione nella casa (1920ca.) è assai rappresentativa della causticità di Grosz nei confronti di classe dirigente, borghesia, clero ed esercito in testa. Non meno carichi di tensione sono i personaggi ritratti da Dix e Hubbuch, mentre nei due quadri di Radziwill, allievo di Dix, le figure inquietano per la sospensione surreale.
Oltrepassato il confine, il dramma esistenziale espressionista è mirabilmente interpretato da Viani, cantore di un’umanità derelitta ed affranta. Il resto è un po’ tutto Novecento, nella sua accezione vasta, successiva quindi al gruppo iniziale di sette pittori sorto nel 1922 su iniziativa di Margherita Sarfatti. La riscoperta dei primitivi, il desiderio di tornare a una sorta di ordine, portò a una rinascita dell’uomo, certo silente, spoglio dalle grida dell’espressionismo, ma altrettanto carico di tensione. Il Nudino (1936) di Guidi, la Pastorella(1926) di Oppi, per non citare le opere di Carrà, Bucci e Savinio, presentano figure congelate in inquietanti silenzi: un ordine, insomma, che sembra generare follia.

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L’idea dell’uomo
a cura di L. Benedetti, L. Longagnani, G. Braglia, A. Tricoli
Artisti in mostra: Emil Nolde, Ercich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff, Ernst Ludwig Kirchner, Hermann Max Pechstein, Max Beckmann, George Grosz, Otto Dix, Karl Hubbuch, Rudolf Schlichter, Franz Radzwill, Albert Heinrich, Lorenzo Viani, Pio Semeghini, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussig, Leonardo Dudreville, Anselmo Bucci, Achille Funi, Ubaldo Oppi, Mario Sironi, Pompeo Borra, Mauro Reggiani, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis, Alberto Savinio, Marino Marini, Enrico Prampolini, Gino Severini, Virgilio Guidi.
Chiesa di S. Paolo, via F. Selmi
mar-ven 17.00-19.00; sab, dom e festivi 10.00-13.00/16.00-19.30
domenica 11 gennaio visita guidata ore 11.00
percorsi per gruppi e scolaresche su prenotazione
ingresso gratuito
catalogo Silvana editoriale
tel. 059.20209440/556/513 fax 059.209458
cultura@provincia.modena.it
www.provincia.modena.it


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