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fino al 19.II.2008 | Claudio Olivieri | Bologna, Galleria Spazia

di - 28 Gennaio 2008
Dopo la crisi dell’informale, Claudio Olivieri (Roma, 1934; vive a Milano) non aderì all’Arte povera. Stiamo parlando degli anni ’70 e di una scelta, quella di preferire la pittura analitica. Una scelta motivata dal forte desiderio di dimostrare come il “fare pittorico” avesse ancora un valore inestimabile, fosse ancora il cuore pulsante dell’arte.
Ma, pur partecipando al filone della pittura analitica, si staccò dal freddo approccio strutturalista di studio dei metodi del fare arte. Scelse l’anima calda del colore, il suo fluire incessante da un lato all’altro della tela, e dalla tela fino ai nostri occhi, che imperterriti cercano di definire figure nel movimento che magicamente lì viene suggerito. I rossi e i blu si modulano tono su tono, sembra che drappi di seta si accavallino sulla superficie, moltiplicandola in infinite dimensioni. A volte pare di scorgere due figure, poste ai lati della tela, dove il colore si fa più denso. A volte è invece l’interno a divenire figura, e il contorno, sfondo.
Tuttavia non vi sono vincitori o vinti, dominanze o resistenze, l’impressione domina, ed è quella di un continuo fluire di cui sia stato rapito solo uno scatto, l’istante immobile e impossibile in una folata di vento, nel tremore di un fuoco. E se fissiamo l’azzurro, esso smette di essere azzurro per divenire cielo e acqua, poi erba gialla, e grano. È il colore che cola a cascate, per poi arenarsi sui bordi della tela, come un fiume in piena i cui detriti si vanno ad accumulare sulle rive.
L’indagine cromatica crea dimensioni impreviste, porte aperte su mondi stranieri, ma invalicabili. Da sempre il lavoro di Olivieri coincide con lo studio delle possibilità creative del colore in pittura, ma è in realtà un’indagine sulle possibilità della pittura su noi stessi. Tali opere sembrano indagare le nostre possibilità percettive, la nostra attitudine al trasporto emotivo.
Socrate diceva che base della conoscenza è il conoscere se stessi. Foucault sosteneva che conoscere se stessi non basta o, meglio, che ciò consiste in un processo definito “prendersi cura di sé”, che comporta anche un mutamento di quell’Io posto come base del sapere.
Se lo scopo dell’arte è quello di aprire la nostra conoscenza verso mondi ancora vergini, ebbene la pittura di Olivieri lo fa con un sottile rimando all’autocoscienza: quello che scopriamo è qualche dimensione cromatica a noi sconosciuta, ma soprattutto la nostra imprevista capacità di immergercisi e aderire empaticamente a essa. Ed è lo stesso artista ad affermare: “Mi era sempre più necessario tentare l’atto inaugurale del visibile, colto nella possibilità di farsi pittura, come avvenimento continuo e avventura dello sguardo”.
Una scelta che, soprattutto oggi, nel mondo dell’arte digitale e della performance, merita ancor più plauso.

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mostra visitata il 19 gennaio 2008


dal 19 gennaio al 19 febbraio 2008
Claudio Olivieri – Opere Inedite
Galleria Spazia
Via dell’Inferno, 5 (zona ex Ghetto) – 40126 Bologna
Orario: su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 051220184; fax +39 051222333; info@galleriaspazia.com; www.galleriaspazia.com

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