“Finalmente tornano in patria i disegni dei nostri artisti. Certo, io avrei preferito che questo tesoro fosse sempre rimasto a Bologna…”. Inizia così, all’inaugurazione della mostra, il discorso di Virginiangelo Marabini, vice presidente della Fondazione Carisbo. E si capisce già che la traversata da Venezia a Bologna dei 100 disegni, quasi interamente di grandi autori bolognesi del secondo Rinascimento (1550-1750), non deve essere stata delle più facili. La fondazione Cini ottenne l’intera collezione del violinista Certani all’inizio degli anni Sessanta, assicurandone in tal modo conservazione e integrità, ed ora apre le porte al suo preziosissimo fondo. La mostra, organizzata in collaborazione con la Fondazione Cassa Risparmio di Bologna e l’associazione per le Arti Francesco Francia, presenta una selezione di disegni di figura provenienti dalla collezione veneziana.
Tra i nomi spiccano quelli del Guercino, di Ludovico Carracci, di Guido Reni e Donato Creti. Ed è l’arte delle opere considerate “minori”: quella dei disegni, degli schizzi, degli studi, l’arte che ci fa scoprire un’altra forza, quella del tratto della matita. Sono opere che vanno viste da vicino, perlustrando il segno che scorre sul foglio. Il tratto spesso si fa istintivo, le linee si inseguono nervose, ancora in cerca della loro forma. Opere ancora in fieri, in cui la figura si compone e completa sotto i nostri occhi, con un’altissima espressività.
Per questo sono interessanti gli Studi di Figure (inv.31489) di Donato Creti, in cui si intersecano ed incontrano soggetti probabilmente poi inseriti in altre opere compiute, come Chiamata di San Matteo e La Strage degli Innocenti. Se pensiamo ad un quadro, difficilmente lo immaginiamo come un costrutto diacronico, ovvero realizzato in diverse fasi e con diversi obiettivi. L’eterogeneità dei soggetti rende invece gli schizzi stessi ancora più vivi e dinamici delle opere tout court.
Possiamo vedere ad esempio i caratteri dei volti delinearsi e divenire precisi e marcati, possiamo scorgere gli errori e le correzioni. Che sono ancora lì, presenti nel foglio, testimoni di un percorso e di una maturazione che avviene all’interno nell’opera stessa.
Stesso discorso vale anche per la Figura seduta e pannaggiata (inv. 35261) di Guido Reni, dove la forza incisiva del segno ci fa indovinare le pieghe dell’abito e del mantello attraverso un denso reticolo di linee decise e nervose.
Notevole anche la Figura femminile sdraiata in atto di allattare un bambino (inv. 36122) del Guercino, immagine scelta a simbolo della mostra, nei cui chiaro-scuri indoviniamo le forme di una bellezza non classicheggiante, di una donna popolana, dalle belle forme, sode e tornite, una bellezza concreta e rustica, fin troppo naturale.
La potenza del disegno sta nel lasciarsi indovinare. Quello che il quadro mostra, il disegno suggerisce, indica. Nel disegno la fantasia lavora e crea scenari.
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mostra visitata il 19 aprile 2007
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