La relazione che intercorre tra individuo e spazio abitativo è finalizzata allo svelamento di meccanismi al di fuori del vedere comune. Gli artisti, ricorrendo tanto allo straniamento percettivo quanto all’evidenziazione del “non-visibile”, compongono una struttura ben architettata.
Giada Giulia Pucci (Ginevra, 1974) opera, a livello progettuale, individuando, nello spazio come nell’oggetto, quelle linee di tensione che contengono una potenza generativa in fieri. Ne deriva l’enunciazione dei tratti elementari che risultano fondanti a livello noumenico. Quelle che possono apparire come ombre portate e quindi in un certo senso conseguenti alla costruzione del dato
Dal canto suo Andrea Nacciariti (Ostra Vetere, 1976) sembra rendere fisica e tangibile la proiezione della percezione visiva. Il suo tentativo di “oggettivazione della realtà” (come dice l’artista stesso) si basa sui forti strumenti della geometria descrittiva. La linea e il piano, fungendo da rigide Connessioni (titolo dell’opera) direzionali, atte a sottolineare le nostre costruzioni mentali, occupano la stanza con un intervento discreto. Wladimiro Bendandi (Ravenna, 1974) riutilizza i simboli dei segnali di pericolo per orchestrare la metafora dell’abuso di codici, ormai logorati dalla costante presenza sotto gli occhi di tutti.
Con il suo reportage Francesco Finotti (Bologna, 1973) ci tende un tranello. L’abile gioco si compone dell’attenta e sistematica catalogazione fotografica dell’artista aiutato, nel riconoscimento della diversità, dai segni lasciati dal “tempo pittore”. L’oggetto preso in esame è un modulo abitativo che in base alle esigenze di chi lo occupa si trasforma, si traveste, cambia Pelle, mantenendo inalterati i connotati formali. Si delinea così una realtà seriale, che appare allo stesso tempo varia (e variopinta).
Il concetto di casa-abitazione si allarga fino a quello di casa-stato. Timea Oravecz (Budapest, 1975)
“Lavorare con il super 8 […] è un po’ come fare dei ready-made: […] l’intenzione è nel montaggio”. Le parole di Stefano Mandracchia (Brescia, 1976) stabiliscono un piano d’azione preciso. Con i tagli nel montaggio, l’artista ricontestualizza le immagini della memoria che, con l’aiuto della colonna sonora, acquistano una valenza sospesa, atopica ed atemporale.
claudio musso
mostra visitata il 14 maggio 2005
Tra arti applicate e astrazione: in mostra a Palazzo Citterio fino al 7 gennaio 2026, il percorso anticonvenzionale di una…
A Bari, la prima edizione del festival Spazi di Transizione: promossa dall’Accademia di Belle Arti, la manifestazione ripensa il litorale come spazio…
Il mitico direttore Daniel Barenboim torna sul podio alla Berliner Philharmoniker e alla Scala di Milano, a 83 anni: due…
In mostra da Mondoromulo, dinamica galleria d’arte in provincia di Benevento, due progetti fotografici di Alessandro Trapezio che ribaltano lo…
La Pinacoteca Civica Francesco Podesti di Ancona riapre al pubblico dopo due anni di chiusura, con un nuovo allestimento delle…
Tra intelligenza artificiale, installazioni monumentali e video immersivi, i settori "Zero 10" e "Meridians" mostrano come la fiera di Miami…