David La Chapelle fa il suo ingresso a Villa Impero, dove Photology presenta una selezione delle sue opere realizzate tra il 1994 e il 2001. Tuta in acetato viola, scarpe da ginnastica tecniche, occhiali da sole avvolgenti con le lenti sfumate, capello bagnato corto davanti con una cascata di boccoli che dalla nuca ricadono sulle spalle: sembra uscito da una delle sue fotografie.
Amanda arriccia le labbra e si fa guardare, nuda sotto a un miniabito di pailletes che non la contiene. Incredibilmente vera, si muove verso una delle foto che la ritraggono e la incornicia con le braccia bloccandosi in una posizione da Pin Up, con la voglia di essere immortalata di nuovo negli occhi. Lui la guarda soddisfatto : “tutto quello che vedete è un costruzione, tranne le lacrime di Amanda”. Quella nella foto tiene in braccio una bambola e piange, mentre l’Amanda vera conferma che non potrà mai realizzare il suo desiderio di maternità.
David La Chapelle ha collaborato con i più importanti e prestigiosi nomi del mondo della moda e dello spettacolo, da Giorgio Armani a Jean Paul Gautier, pubblicando le sue foto in riviste come Vogue, Vanity Fair, Details, The Face. A Villa Impero ci sono alcuni scatti significativi tratti da queste campagne pubblicitarie. Ci fermiamo davanti a “Hot Chocolate”, in cui due corpi scultorei si avvinghiano in uno uno spazio delimitato da pareti di mogano. La Chapelle ci invita a passare alla prossima: “sono solo scarpe”. Lo stesso vale per “fish stick”, in cui è ritratta una modella giapponese che regge un pesce enorme. Qualcuno gli chiede il perché del pesce e l’artista risponde spazientito che non c’è nessun motivo, solo scarpe again. Sorrisi.
Questa è l’essenza che trasuda da ogni centimetro di superficie lucida, cangiante, patinata e satura di colori, densa di simboli e etichette che compone le complesse scenografie di David la Chapelle, battezzato non a caso da Andy Warhol nella rivista “Interview”.Le atmosfere plastiche e surreali in cui inserisce i suoi soggetti sono il luogo dell’esteriorità allo stato puro, per questo così vicine al nostro modo di percepire, così dirette e comprensibili pur mantenendo un potenziale di altissimo impatto per le associazioni assurde e spesso ironiche e dissacranti delle sue composizioni. L’apparenza si carica di un’espressività paragonabile a quella che ha fatto di un’insignificante lattina l’inconfondibile icona.
La mostra naturalmente è completata dai ritratti dei personaggi famosi, prima tra tutti Madonna, che emerge dalle acque di un lago fucsia davanti ad un “drago di Lock Ness” finto. Naturalmente Naomi, Drew Barrymore, David Bowie, Uma Thurman, Mila Jovovich e Pamela Anderson. In questi casi non è la lattina che si fa icona: La Chapelle usa volti e corpi che ormai fanno parte dell’immaginario collettivo e li decontestualizza senza forzature, facendoli giocare con la propria preziosissima immagine. L’effetto dell’icona autoironica è spiazzante.
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Alessandra Bergamaschi
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