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fino al 30.III.2003 | Claudio Parmiggiani | Bologna, Galleria d’Arte Moderna

di - 5 Marzo 2003

Una personale estremamente intensa ed essenziale, riassuntiva di trent’anni di attività, per Claudio Parmiggiani. Intensa nel costante confronto con la storia dell’arte, in particolar modo con la pittura. Essenziale per la capacità di distillare e tradurre concetti complessi in una poesia di immagini dalla purezza estrema.
Il percorso espositivo si snoda lungo quindici ambienti, quindici “stazioni” che ruotano intorno ad un salone centrale inaccessibile. Ed è un percorso costruito in modo essenziale e minimale dove il nucleo strutturante dell’intera riflessione resta l’esperienza dell’uomo nel mondo, un’esperienza che, sembra dirci l’artista, non può che avvenire per frammenti. Ogni stazione è un ideale “teatro della mente”, una tappa a se stante e concatenata alle altre in una rete di continui rimandi ed associazioni.
Il salone centrale è interamente occupato da un labirinto di vetri rotti. Il pavimento, cosparso di frammenti aguzzi, è reso impraticabile; non resta dunque che contemplare ciò che resta di un atto distruttivo. “Ciò che resta”, che sia rovina, traccia, memoria, è ciò che si offre all’esperienza sempre e solo come frammento, come parte ridotta di un’unità ormai inaccessibile.
Altra dinamica costitutiva del lavoro di Parmiggiani è la temporalità. Il fluire temporale è ciò che permette di scoprire l’essere come evento, il tempo è “ciò che riduce l’ente a traccia e a essenza/assenza” (G.Vattimo). Dominare intellettualmente il tempo significa catturarlo e racchiuderlo nella finitezza dell’opera. E l’opera può costituirsi come traccia di un passaggio avvenuto: inAngelo, della creatura divina non resta che un paio di scarpe in terracotta.
Respiro, memoria delle Delocazioni, è un omaggio alle atmosfere silenti ed impenetrabili di Morandi, maestro spirituale di Parmiggiani; l’assenza è qui svelata dalle sagome degli oggetti segnate dall’accumulo di polvere.
Cuore resta tra le opere più emozionanti ed è un forte simbolo di energia che sprigiona un calore realmente percepibile all’avvicinarsi.
Iconostasi riflette sulla convenzionalità della rappresentazione: delle tele coperte da un tessuto nero si sottraggono alla funzione del rappresentare e rivelano quanto il nascondersi sia alle volte necessario per poter mostrare in modo autentico. Melanconia è un omaggio a Durer. Parmiggiani ha scolpito una pietra sul modello di quella che nel dipinto di Durer è assunta a simbolo di questo stato d’animo. Attraverso l’isolamento e l’ingigantimento il dettaglio del dipinto diviene scultura e simbolo unico di una durezza d’animo impossibile da scalfire. Ma nell’ultima stazione prevale un messaggio di vita: Luce, luce, luce è un pavimento interamente ricoperto di pigmenti gialli che sprigiona una luminosità calda ed abbagliante, è una pura esplosione di energia che satura l’ambiente.

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francesca pagliuca
mostra vista il 20 febbraio 2003


Claudio Parmiggiani, Bologna, Galleria d’Arte Moderna, Piazza Costituzione 3, Curatore: Peter Weiermair . Catalogo Silvana Editoriale Milano. Testo introduttivo di Peter Weiermair e saggi di Bruno Corà, Catherine Grenier e Jan-Luc Nancy. Periodo: 23 gennaio – 30 marzo 2003 , Orari: 10 – 18. Lunedì chiuso. Ingresso: Euro 4,00; ridotto Euro 2,00
Info:Simona Di Giovannantonio – Ufficio stampa GAM Bologna, Tel: 051 502859 Fax: 051 371032; ufficiostampagam@comune.bologna.it


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