Le scelte espositive del Museo Morandi sono da sempre indirizzate verso artisti la cui ricerca sia stata affine a quella del grande maestro bolognese: dopo Paul Klee, è protagonista Julius Bissier. Una scelta che cade su un artista molto apprezzato all’estero, ma purtroppo ancora poco noto in Italia, in tal senso questa retrospettiva avvalendosi di importanti prestiti
La vicinanza con Morandi si configura come una condizione di profonda e sincera affinità d’animo, i due artisti sono, infatti, accomunati come da una simile dimensione esistenziale: entrambi nascono intorno agli stessi anni (Bissier nel 1893, Morandi nel 1890) e per entrambi il raggiungimento di una definita identità artistica sarà il risultato di un percorso sofferto. Sia Bissier che Morandi scelgono di isolarsi rispetto alle situazioni artistiche contemporanee per intraprendere un percorso individuale, più libero e più difficile. Oltre ad un “comune sentire”, i due artisti sono legati da una reciproca stima peraltro documentata da una lettera datata 18 giugno 1960 (esposta nella prima sala della mostra) in cui Morandi ringrazia Bissier per il dono di un piccolo volume riproducente sue opere e gli scrive di come i suoi lavori lo abbiano interessato.
L’allestimento della mostra riflette la precisa scelta dei curatori (Peter Weiermair e Lorenza Selleri) di porre a confronto i due maestri nel momento della loro piena maturità: la retrospettiva di Bissier inizia direttamente con la produzione post-bellica. In quegli anni è gia avvenuto il punto di svolta nevralgico della ricerca bissieriana: l’incontro con gli ideogrammi giapponesi. Dal confronto con
Dalle opere della maturità inizia un percorso a ritroso nella produzione artistica di Bissier che progressivamente giunge sino all’iniziale produzione figurativa, legata alla Nuova Oggettività.
L’effetto è quello di una mostra ben paragonabile ad una “musica da camera”, dove la nota dominante nel dialogo Bissier – Morandi è data dal tono intimo, quasi dimesso, che caratterizza l’intera esposizione e che non sarebbe affatto dispiaciuta al maestro svizzero. Le sale del Museo Morandi ospiteranno nello stesso periodo ventisei incisioni di Max Klinger provenienti da una collezione privata bolognese.
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francesca pagliuca
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