Non a caso, la mostra è stata inaugurata proprio nel
giorno dell’anniversario della tragedia che ha cambiato il mondo. Ed è nella
sua prima personale bolognese che compare uno scenario sorprendente, abitato da
grandi funghi di celluloide colorata. Forme ora più grandi, ora più piccole,
frastagliate e dai colori che si alternano. Lingue brillanti che ondeggiano se
l’aria si sposta, site specific con un percorso sinuoso che rimanda all’energia che muove
il fare dell’uomo,
esplosioni improvvise che catturano la scena.
Altrove, riflessi d’oro sulla carta, e poi grandi
canarini. E i canarini sono tanti, sono neri e sono anche bianchi. Come un
graffito di caverne del nostro tempo, dove l’uomo ha voluto lasciare traccia di
sé, più profonda, reiterando il gesto più volte. Sagome intagliate dai lembi
sollevati, per dare origine a eleganti sovrapposizioni collocate alle pareti,
su lastre rettangolari di acetato grigio. Tre serie, ciascuna di dodici
canarini, dove gli uccelli sono ritti sulle zampe, e l’ultima, la più breve,
dove i canarini sono cinque e sembrano sull’atto di spiccare il volo. Eccoli, i
protagonisti di Ventiquattro esercizi di aderenza, dove il volatile si moltiplica
su se stesso per essere ogni volta uguale, ogni volta diverso, e si riproduce
in 53 immagini, per quattro singoli momenti: singolari monotipi, metafora delle
possibilità che la vita ci offre.
Un lavoro, quello di Moretti, che si dipana come una
matassa silenziosa: “Maggiore è il silenzio che circonda le cose, maggiore è
la forza di attrazione nei miei confronti”, come dichiara lui stesso. Il suo è un esempio di
arte contemporanea che si avvale di elementi intellettuali, di concetti che
traduce in forme e figure, di una sensibilità estetica che poggia su una
personale, costante ricerca di materiali e linguaggi, fra cui la tecnica dello
spolvero, effimero d’arte che rimanda all’umana motivazione del rischio e
dell’avventura.
Ed è allora che quelle carte di gelso, della serie Tuffatori
nei pozzi, pigmenti d’oro per accennare lievi
sagome umane che si muovono come rane saltatrici, sagome in cerca di equilibrio
e che in un attimo scompaiono, offrono un notevole risultato, un esempio di
espressione artistica in grado di coniugare elementi di classicismo con i
caratteri dell’informale. Collocata singolarmente sulla parete bianca, protetta
da una lastra trasparente, una più grande, fra le dieci opere di questa serie,
invita più a lungo alla sosta.
Una
personale romana del 2006
mostra visitata il 15 settembre 2010
dall’undici settembre al 7 ottobre 2010
Gianni
Moretti – Great expectations
a cura di Martina Cavallarin
Contemporary Concept
Via San
Giorgio, 3 (centro storico) – 40121 Bologna
Orario: da
lunedì a venerdì ore 9.30-12.30 e 15.30-19; sabato ore 9.30-12.30
Ingresso
libero
Info: tel. +39
051232013; info@contemporaryconcept.it; www.contemporaryconcept.it
[exibart]
In vista delle Olimpiadi Invernali 2026, Casa Italia, lo spazio di rappresentanza per atleti e delegazioni, aprirà al pubblico con…
È stato presentato al Palazzo Reale di Napoli il programma della neonata Loffredo Foundation, una realtà impegnata nell’arte e nella…
Dalle riedizioni di Gio Ponti alle pratiche radicali su Taranto, passando per libri, mostre e progetti che interrogano il ruolo…
L’apertura del Grand Egyptian Museum riaccende la richiesta di restituzione del busto di Nefertiti dal Neues Museum di Berlino: promosse…
Da Heritage Auctions, la raccolta composta da "La Compagnia dell'Anello", "Le Due Torri" e "Il Ritorno del Re" ha raggiunto un nuovo traguardo…
Al Circolo Sannitico di Campobasso, nell’ambito del festival Welcome Home, un progetto espositivo di Mino Pasqualone ridà voce ai ricordi…