Nell’ultimo mese l’atmosfera dello Spazio Aperto della GAM è un po’ cambiata. Ci si muove tra lenzuola appese a fili tesi da una parete all’altra, si rischia di inciampare in gomitoli di lana sul pavimento, ci si gira e ci si ritrova davanti ad una gigantesca proiezione video di vecchiette ultra-ottantenni che ricamano tovaglie. La mostra è dell’artista Claudia Losi (Piacenza, 1971). Per intenderci, quella che ha realizzato una balena di dimensioni reali in lana che aveva riempito, a Milano, la Galleria Monica De Cardenas di carpe lunghe un metro e ottanta e che aveva costruito grandi peluche in feltro di animali che copulavano.
In realtà la giovane artista è interessata al rapporto tra l’uomo e la natura, che in questo caso è rappresentata dai tessuti, dalla lana, dal cotone e dal procedimento del ricamo che è lento un po’ come lo sono molti dei processi naturali. Il messaggio base è che la natura fa da filo di collegamento tra le relazioni umane. Questo concetto è sviluppato in quattro complessi progetti contenuti nella mostra, ognuno con una differente storia alle spalle.
In Places-Appennini sei donne provenienti da diverse nazioni ricamano altrettanti pezzi di tessuto: su ognuno di essi è tracciato uno schematico profilo degli Appennini da cui le donne –sedute in cerchio a chiacchierare- partono per creare figure di loro fantasia. Stesso concetto sta alla base di Etna Project, dove però il tessuto è diviso in ben sedici parti, ha sopra un disegno delle lave vulcaniche, ed è ricamato da otto peruviane e otto marocchine. Una piccola variante sul tema si ha in
L’ecologista Losi ricama i gomitoli in modo da trasformarli in piccoli globi terresti, o in pseudo-mondi formati da tante isole. Un’ottima metafora per dire che la terra è piccola come un gomitolo di lana, per ricordarci che siamo noi a far parte del mondo naturale e non la natura a far parte del mondo degli uomini. E per spiegare –last but not least- che tutto il globo è tenuto unito dalle strette e fitte fila dei rapporti umani.
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carolina lio
mostra visitata il 13 ottobre 2004
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marina bolmini rimane la piu' grande ricamatrice comunque, anche che se la sua e' stata definita pop art a punto croce (definizione errata, lei usa il mezzo punto!)