Categorie: didattica

Didattica museale: il caso Papesse

di - 15 Maggio 2001

Qual’è il ruolo della Sezione Didattica, all’interno del progetto di diffusione dell’arte contemporanea del Palazzo delle Papesse?
La Sezione Didattica del Palazzo delle Papesse, gestita dalla cooperativa di servizi culturali Elicona, al fine di agevolare la fruizione dello spazio espositivo realizza interventi che coinvolgono il pubblico in forma diretta.

A quale pubblico vi rivolgete ?
L’offerta è varia e diversificata ed è rivolta sia alle scuole, di ogni ordine e grado, sia al pubblico adulto residente e non.
I servizi didattici sono strutturati in:
VISITE GUIDATE
– Visite guidate esplorative, intese come primo approccio allo spazio espositivo.
– Visite guidate strutturate, rivolte ad un pubblico già educato all’arte contemporanea.
– Visite guidate specialistiche dedicate ad approfondimenti di aspetti ed artisti.
INTERVENTI TEATRALI
Sono visite guidate animate che, con la metodologia della teatralizzazione, mirano a stimolare la curiosità e la fantasia dei bambini e dei ragazzi verso gli “oggetti difficili” incontrati nello spazio espositivo.
LABORATORI
Sotto la guida degli operatori, i bambini sono invitati ad esprimere mediante il disegno, lo scritto, la parola e altre modalità espressive, le idee, i ricordi, le sensazioni e gli stati d’animo, destati dalle opere presenti in mostra.
Le attività di laboratorio proseguono anche presso le scuole stesse, con corsi di alfabetizzazione all’arte contemporanea, o con specifici percorsi concordati con gli insegnanti. In questo momento stiamo lavorando con tre scuole elementari di Siena: la Tozzi, la Pascoli e la Peruzzi, in quest’ultima stiamo realizzando un murales nell’ambito del progetto UNICEF “Educazione alla Diversità”.
Da poco sono terminate le lezioni di storia dell’arte contemporanea ed i seminari con giovani artisti presso il locale Istituto d’Arte Duccio di Buoninsegna.
EVENTI
Al fine di incentivare l’interazione tra le varie discipline artistiche vengono realizzati spettacoli teatrali, di danza e musicali, intesi come ulteriore riflessione sul tema della mostra in corso.
Per l’esposizione Su la Testa! (3-11 febbraio 2001) abbiamo messo in scena con la partecipazione della L.U.T. uno spettacolo teatrale, liberamente ispirato alla Salomè di Oscar Wilde che si poneva come un ulteriore approfondimento dei temi sondati dalle opere in mostra; il monologo per sei attrici ed un fantoccio intendeva, infatti, mostrare l’impossibilità del gesto tragico-eroico nella società contemporanea.

Qual’è la metodologia adottata nelle diverse attività proposte? Esistono peculiarità legate al “lavorare” con opere d’arte contemporanea?
La Sezione Didattica del Palazzo delle Papesse – come del resto il centro stesso – è nata da poco tempo, non vanta la pluriennale esperienza delle sezioni degli altri centri italiani. In questo primo anno e mezzo di attività abbiamo puntato ad obbiettivi semplici e concreti e a guadagnare la fiducia del pubblico. Il contesto in cui operiamo non è dei più semplici per ciò che concerne l’arte contemporanea; Siena è una città orgogliosamente ancorata alle proprie glorie artistiche del passato, e non è facile proporre un’arte in cui gli elementi estetici e contenutistici non sono immediatamente percepibili. Per questo motivo abbiamo deciso di puntare molto sui bambini perché meno condizionati da cliché culturali. L’obiettivo minimo, ma per noi molto importante, che abbiamo perseguito è stato quello di presentare ai piccoli visitatori un nuovo modo di vivere lo spazio museale, inteso non più come luogo di acculturazione forzata, di noiose spiegazioni e di regole tassative da rispettare. Nel corso dei nostri spettacoli teatrali, infatti, i bambini si possono muovere liberamente, interagire con gli operatori e gli attori e quando possibile persino con le opere.
Anche nei laboratori la metodologia prescelta mira a creare un approccio stimolante e creativo con l’opera d’arte. Attraverso l’esempio degli artisti i bambini possono parlarci del loro mondo fantastico, della loro idea di città o di arte.

Quali sono i rapporti con l’Università e le scuole di Siena e provincia?
I rapporti con le scuole di Siena e con l’Ufficio Scolastico Provinciale sono ottimi, la crescente richiesta di interventi anche al di fuori dello spazio museale dimostrano che esiste un reale interesse per l’arte contemporanea dalla quale molto spesso gli insegnanti si sentono istintivamente attratti ma di cui non riescono a padroneggiare i contenuti. Per quanto riguarda l’Università abbiamo iniziato da poco un rapporto di collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali (cattedra di Antropologia, prof. Squillacciotti) partecipando al seminario su “Il Volto e la maschera” durante il quale abbiamo presentato l’attività svolta nel corso della mostra Su la Testa! Il volto, il ritratto, la maschera. Tale collaborazione ci auspichiamo che si possa intensificare in futuro, magari con la progettazione congiunta dei laboratori.

Sono nate, nel tempo, collaborazioni con altri enti, associazioni o sezioni didattiche?
A livello locale abbiamo avviato delle collaborazioni con associazioni e gruppi che lavorano con i giovani. Per quanto riguarda le sezioni didattiche degli altri centri d’arte contemporanea, una volta raccolto e sistematizzato il materiale prodotto intendiamo trovare occasioni di collaborazione a livello nazionale.

Quali, secondo lei, dovrebbero essere le esperienze formative fondamentali per un operatore di didattica museale?
In realtà non penso che quella dell’operatore didattico sia una professionalità facilmente acquisibile. Al momento non ci sono corsi o scuole specializzate, molto spesso si arriva a svolgere questo lavoro perché si mettono insieme due passioni: quella per l’arte e quella per i bambini.
Tra gli operatori della nostra sezione didattica le esperienza sono varie: alcune delle nostre operatrici hanno acquisito le competenze necessarie attraverso lo strumento della formazione. Il mio caso è diverso: provengo da studi storico-artistici (sono laureato in lettere ad indirizzo artistico con una tesi in Storia dell’arte contemporanea), ma ho lavorato con i bambini per circa quattro anni nel periodo in cui ho ricoperto l’incarico di addetto ai piccoli di una Contrada di Siena. Questa esperienza è stata per me fondamentale e mi ha consentito di capire meglio i bambini e di avvicinarmi al loro modo di vedere e sentire le cose. Ritengo dunque che il miglior modo per lavorare nel campo della didattica – anche se questo termine mi pesa molto perché mi sento più un animatore, nel senso però positivo del termine intendendo colui che riesce a dar vita e a rendere interessante uno spazio – sia proprio quello di iniziare con grande umiltà ad operare direttamente con i bambini di fronte alle opere, osservando attentamente le loro reazioni ed imparando da loro a guardare l’arte per evitare il rischio di parlare di ciò che essi non vedono.

Come percepisce l’attuale panorama italiano? Stiamo assistendo ad un reale “boom” della didattica dell’arte?
È innegabile che stiamo assistendo ad un boom della didattica, persino i musei etnografici, giustamente, si stanno dotando di tali servizi. Spero che tutto ciò non sia solo una moda, ma che risponda ad una reale sete di conoscenza filtrata da metodologie efficaci ed immediate.
Tale fenomeno penso che indichi il forte mutamento che stanno subendo i musei, che oltre a svolgere un’importante funzione di conservazione, sempre più ambiscono a divenire anche centri di divulgazione culturale. Anche l’aspetto legato al numero delle presenze, ritengo che sia molto importante. Spesso, come nel caso del Palazzo delle Papesse, le sezioni didattiche riescono ad incrementare notevolmente il numero dei visitatori e per un museo che si regge prevalentemente su finanziamenti pubblici ciò è fondamentale, perché rende evidente la ricaduta dei benefici, in primo luogo, sulla cittadinanza e più in generale sull’intera collettività.

Annalisa Trasatti


[exibart]

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