Non è il paese delle meraviglie . Eppure, per una settimana, ogni bambino che ha varcato la soglia del Palazzo delle Arti di Napoli, è diventato una piccola Alice, magicamente catapultato in stanze sorprendenti dove viene lasciato libero di guardare, toccare, ascoltare e giocare. Napoli è stata infatti l’unica tappa italiana di questo progetto europeo, elaborato dall’University College di Oslo nell’ambito dell’iniziativa Europa Cultura 2000. L’obiettivo è avvicinare i più piccoli, dai sei mesi ai cinque anni, al mondo dell’arte, attraverso i laboratori realizzati a Napoli da Piero Fenati della compagnia Drammatico/Vegetale del teatro di Ravenna.
Le Wunderkammer, o Stanze delle meraviglie, sono in un certo senso le antenate dei moderni musei, luoghi dove già nel Medioevo si raccoglievano oggetti rari, esotici e straordinari, non solo manufatti dell’uomo ma anche e soprattutto prodotti della natura, esposti per destare stupore nello spettatore. Pur utilizzando oggetti moderni, la natura e gli elementi sono ancora il motore ispiratore di queste cinque installazioni, nelle quali si fa leva sull’innata curiosità e voglia di sperimentazione dei bambini. Gli adulti sono messi da parte; le attività sono coordinate dagli operatori delle Nuvole, Teatro stabile di innovazione per ragazzi di Napoli, che accompagnano i piccoli spiegandogli come “sfruttare” al massimo le stanze. All’inizio del percorso viene chiesto ai visitatori di togliersi le scarpe, perché i piedi, come tutte le parti del loro corpo, saranno stimolati. L’approccio è multisensoriale, il fine è quello di inglobare tutti nell’arte stessa. Anzi sono i bambini stessi a produrre l’arte: non c’é più una linea di confine.
Si inizia con Il cielo in una
In Musica dell’acqua il pavimento è una grande piattaforma specchiante. Prima gli operatori chiedono ai bambini di tenersi lungo i bordi per assistere ad una piccola dimostrazione: fanno cadere palline metalliche in contenitori particolari provocando suoni rimbombanti e versano un po’ d’acqua su tutto il piano. Poi si invitano tutti a salire sulla superficie leggermente curva; allora si cerca la propria immagine riflessa e si gioca con l’acqua che bagna i piedi.
Alice attraverso lo specchio è una stanza nella stanza. Su un cubo, che sembra inizialmente soltanto uno schermo cinematografico, si proiettano immagini di una natura boschiva; poi si scopre un ingresso laterale nel quale i bambini possono accedere gattoni, pochi per volta. Per ritrovarsi in una sorta di doppio fondo dall’ambientazione marina.
Con Il bosco fantastico ci si trasferisce in una foresta magica, tra luci soffuse, odori e suoni, in una natura cui i bambini stessi danno vita. Tra teli che delimitano l’ambiente e su cui vengono proiettate luci calde e avvolgenti, i piccoli
Il percorso si conclude sul terrazzo del PAN, con Il serpente con le orecchie: un labirinto di tubi flessibili e coloratissimi aggrovigliati tra loro. Le energie accumulate durante il percorso vengono qui scaricate prima di tornare nel mondo esterno: i tubi si possono guardare ma anche tirare, cavalcare e toccare. E per i più arditi le orecchie dei serpenti diventano telefoni senza fili.
francesca guadagno
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