Il 10 ottobre si è svolta a Roma una giornata di studi sulla didattica museale e sulle sperimentali metodologie di alcuni musei italiani che si stanno ponendo il problema della ricaduta cognitiva di una visita o laboratorio didattico.
Su questi temi Emma Nardi, direttrice del corso di perfezionamento a distanza in Didattica generale e museale di Roma III, ha riunito sezioni didattiche ed esperti italiani ed esteri al seminario di studi dal titolo Il museo effimero. Per una didattica delle mostre temporanee.
La prof.ssa Nardi nel 1994 ha creato l’unico Centro di Didattica museale italiano che oggi vanta al suo attivo due archivi: uno di materiali didattici realizzati da alcuni musei italiani e un archivio bibliografico con più di 2270 titoli sull’argomento. La relazione della docente dal titolo La mostra delle incisioni di Rembrandt alle Scuderie del Quirinale: valutazione degli interventi didattici ha voluto fare il punto sull’importanza delle mostre temporanee dal punto di vista cognitivo e non solo affettivo, partendo dai dati di un questionario distribuiti al pubblico dei più piccoli che hanno partecipato alle iniziative didattiche relative. L’interesse dello studio era incentrato sul nuovo timore relativo al rapporto pubblico/arte: la mostra temporanea
Una mostra come quella Rembrandt. Dipinti, incisioni e riflessi sul ‘600 e ‘700 italiano tenutasi alle Scuderie del Quirinale, è stata esemplare perchè pur risultando poco accattivante e molto ampia e difficile dal punto di vista dei contenuti, ha invece avuto un gran successo di visitatori che hanno usufruito dei servizi didattici.
Sul tema del Museo effimero sono intervenuti anche Colette Dufresne-Tassé della Faculté des Ėtudes Supérieures di Montréal con una relazione sull’analisi delle esposizioni e sulla loro ricezione per migliorare la fruizione da parte dei visitatori.
Interessante la proposta di alcuni musei francesi e canadesi che per ottenere informazioni hanno chiesto ai visitatori di esprimere ad alta voce le impressioni che hanno avuto nella visione di alcune opere d’arte. Tale metodo è servito a stabilire come il visitatore si avvicina ad un’opera e dopo la prima emozione come continua l’osservazione dell’oggetto.
Si è stabilito ad esempio che il visitatore occasionale non è affatto passivo, ma che al contrario riesce ad ottimizzare i tempi e i modi della sua visita cercando di catturare quello che è possibile.
Ha concluso la lunga giornata di lavoro il professore Benedetto Vertecchi dell’Università di Roma Tre con una relazione dal titolo: La stabilità dell’effimero. Un profilo che si ricompone, con l’augurio che la didattica museale affondi le sue radici in terreni tutt’altro che temporanei, ma riesca sempre più a far emergere e capire la sua natura pedagogica-educativa, quindi di disciplina del seminare, dell’investire…
rosita fanelli e annalisa trasatti
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