Quali le istituzioni museali e le esperienze metodologiche di riferimento?
Un esempio per noi prezioso è il lavoro del Dipartimento didattico del Mambo di Bologna. La loro esperienza decennale e il loro approccio costituiscono un riferimento importante per chiunque voglia dedicarsi a questo mestiere così complesso. La metodologia didattica basata su un orientamento fenomenologico permette di attivare sollecitazioni, stimoli ed emozioni, e di comprendere diversamente i processi e le poetiche degli artisti. Rispetto alla nostra esperienza, questo tipo di approccio si è rivelato particolarmente efficace nell’ambito delle attività con le scuole superiori: i “percorsi attivi”, pensati appositamente per questa fascia d’età, si basano proprio sull’idea che l’opera d’arte può essere pretesto e non solo testo artistico da analizzare.
Sono già attive collaborazioni con altri musei o istituzioni?
In questo momento, il Dipartimento didattico è impegnato in un corso di formazione per lo staff interno sulla didattica dell’arte, curato da Cristina Francucci e Silvia Spadoni. Abbiamo partecipato come educatori all’ultima edizione del progetto europeo Didart e si è da poco concluso il progetto Into Me/Out of Me. Elaborare, costruire, comunicare, in collaborazione con l’Università della Sapienza di Roma, che ha coinvolto gli studenti di tre cattedre delle facoltà di lettere e di scienze umanistiche in un workshop sulla mostra omonima presentata a Macro Future. Stiamo inoltre definendo proprio in questi giorni un accordo di collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma per gli studenti iscritti ai corsi biennali abilitanti e per gli studenti del biennio e del triennio per la materia di Didattica dell’arte.
Quale le proposte attualmente in corso e quelle in progetto?
Continuano i laboratori per le scuole elementari e medie curati da Daniela Maggiori e proseguono i percorsi attivi per le scuole superiori legati alla mostra di AES+F presso il Macro Future e di Nahum Tevet al Macro. Per i ragazzi sono disponibili anche attività permanenti sulla video arte e sul nuovo progetto architettonico di Odile Decq. A breve, inoltre, una nuova edizione dei corsi di formazione che ogni sei mesi il Dipartimento didattico organizza per gli insegnanti: un ciclo di quattro incontri dedicato agli strumenti e alle potenzialità didattiche dell’arte contemporanea, durante i quali interverranno Cecilia Casorati (curatrice indipendente e docente di Fenomenologia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Roma), Antonella Sbrilli Eletti (docente di Informatica e Storia dell’Arte Contemporanea presso la Facoltà di Lettere alla Sapienza) e, naturalmente, il Dipartimento didattico, che coinvolgerà gli insegnanti in laboratori specifici per ogni fascia di insegnamento.
Come valutate e vi rapportate con i colleghi romani che operano nel contemporaneo? Mi riferisco soprattutto alla Gnam e al Palaexpo-Scuderie del Quirinale.
Conosciamo e stimiamo il lavoro dei nostri colleghi. Con Palaexpo, che è partner di Didart, c’è stato un confronto più diretto proprio nell’ambito di questo progetto. Ma la specificità del Macro è quella di lavorare esclusivamente sul contemporaneo e l’obiettivo del Dipartimento è quello di creare una didattica in questa direzione. Naturalmente, con un’apertura al dialogo e al contatto con le altre realtà museali.
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a cura di annalisa trasatti
[exibart]
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