Qual è stato il tuo percorso artistico?
Avevo interesse per il disegno e per la pittura già da bambina. Crescendo, ho frequentato dapprima l’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze e ho poi conseguito i Diplomi di Laurea di I e II livello in Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi – Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. In seguito, mi sono dedicata anche alla scultura e all’assemblaggio polimaterico.
Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?
Un posto rilevante del mio lavoro è occupato dalle tematiche che affronto, prima fra tutte quella del rispetto per la vita, esteso a qualsiasi forma vivente. Considero l’uomo una parte assolutamente connessa al resto della natura e mi impegno a mostrare la sua prevaricazione su tutti gli esseri e le risorse della terra, finalizzate alla soddisfazione anche delle esigenze umane più futili. Utilizzo pertanto materiali che denuncino tali sopraffazioni, in particolare materie plastiche o sintetiche e residui organici, i quali, ricavati dagli animali abbattuti nei macelli, sono utilizzati al fine di aprire uno spazio di segnalazione sulle drammatiche condizioni a cui costringiamo queste creature.
Tuttavia, mi piace sperimentare tecniche sempre nuove, seppure mai scelte a caso.
In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?
L’arte dovrebbe spingere lo spettatore a provare un desiderio di azione. Penso in generale che essa possieda questo compito, di svelare cioè, ciò che a prima vista sembra essere invisibile o nascosto e incoraggiare le persone ad interrogarsi, a combattere e a mettere in discussione i luoghi comuni per poter cambiare le cose. Oggi più che mai, dovremo tutti impegnarci a riparare i danni fatti per salvaguardare questo pianeta. La scienza e la tecnologia lo stanno già facendo e penso che l’arte possa essere un ponte di comunicazione utile in questo senso. Purtroppo non è sempre facile, perché la maggior parte della popolazione non riesce a comprendere gli intenti dell’arte contemporanea. Si pensa che essa possa essere interessante solo quando viene gonfiata da mille paroloni, ma dimentichiamo che si tratta di comunicazione prima di tutto, e comunicazione significa riuscire a far riflettere le coscienze. Se offriremo una chiave di lettura più agibile a qualsiasi forma di comprensione, forse l’arte potrebbe contribuire ad un sostanziale cambiamento, almeno individuale.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Io intendo fare la mia parte attraverso la creazione di opere e la veicolazione di idee e contenuti. I miei programmi per il futuro riguardano l’adozione di materiali più naturali e con un impatto ambientale sempre minore, facendo uso anche della tecnologia dove possibile. Penso che la creatività sia un flusso in costante evoluzione e mai uguale a se stessa, pertanto continuerò la mia ricerca sui materiali al fine di una comunicazione sempre più efficace e di una produzione di oggetti d’arte sempre di maggior pregio. Intendo continuare a riflettere su tali tematiche, perché penso che non ci sia niente di più urgente in questo momento.
In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?
Le istituzioni potrebbero aiutare artisti e curatori fornendo loro spazi che permettano un confronto continuo e polivalente costantemente aggiornato, servendosi anche di aree urbane o all’aperto da rinnovare e riqualificare. Inoltre, penso che sarebbe necessario investire di più nell’arte e nella cultura in generale. Solo la conoscenza, infatti, può rendere l’uomo migliore. Come paese poi, possediamo la gran parte del patrimonio mondiale, ma non ci impegniamo abbastanza né a valorizzarlo, né a tutelarlo, né a promuoverlo e tanto meno a realizzarne di nuovo.
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