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Pioggia e curaticism. Ogni cosa cerca una relazione.

di - 3 Marzo 2016

Sul marciapiede restano impronte
liquide che si interrompono improvvisamente sulla superficie modulare delle
pozzanghere. Camminare per Napoli mentre piove è un omaggio ai film d’azione,
una sfida trasparente al destino. Sfidando il ciclone Zissi con due ombrelli temerari,
Vittoria e io stiamo andando a piedi all’ex Asilo Filangieri, dov’è in
programma il primo appuntamento del ciclo di incontri dedicati ai diversi mondi
e approcci dell’arte contemporanea, a cura di Lucrezia Longobardi. Da febbraio a giugno, si alterneranno critici,
storici dell’arte, artisti, curatori e galleristi, come Umberto Di Marino, Giorgio
De Finis
, Andrea Mastrovito, Eugenio Viola, Alessandro Bulgini e Christian
Caliandro
. Questa volta, l’ospite è il curatore e critico Alessandro Facente.

Scendiamo lungo via Matteo Renato
Imbriani, una strada stretta e ripida che unisce i quartieri collinari e il
centro storico tagliando Materdei, un rione di collegamento topografico e storico.
La zona più antica è a valle, costruita in epoca e stile rinascimentale, mentre
gli edifici e parchi della parte alta sono espressione del liberty napoletano della
prima metà del Novecento. In prossimità di Salita San Raffaele, il marciapiede si
restringe e le mura dell’Ex OPG sembrano ancora più imponenti, una combinazione
di cemento e inferriate che estende la prospettiva verso lo sconfinamento. L’ex
Ospedale Psichiatrico Giudiziario Sant’Eframo era ospitato nel Monastero della
Concezione, una struttura eretta nel 1572 come insediamento dei Francescani.
Nel 1865 fu abbandonato dai religiosi e adibito a caserma, dal 1925 è stato
manicomio giudiziario. Dichiarato inagibile nel 2000, è stato definitivamente
chiuso nel 2008 e abbandonato a se stesso. Da circa un anno è stato riaperto da
un collettivo composto in gran parte da studenti e, oggi, è sede di attività
culturali e sociali, dal teatro popolare al laboratorio di scrittura creativa,
dalla boxe allo hatha yoga. La zona delle celle, angusti corridoi che si
intersecano tra cancellate e oblò rinforzati, è rimasta uguale. Gli internati
hanno inciso sui muri scritte e segni, un tentativo di stabilizzare la loro
presenza, destinata a perdersi tra diagnosi e analgesici. Continuiamo la
discesa per via Francesco Saverio Correra, nella zona che, a Napoli, è comunemente
conosciuta come Cavone. La discesa è ancora più ripida, la strada sempre più
stretta e i palazzi si addossano l’uno all’altro, come un’articolazione
iper-estesa di resistenze strutturali, spinte direzionali convergenti e
relazioni umane. Spezie srilankesi e sughi mediterranei entrano in un piatto
unico, balconi strettissimi affacciano su paesaggi invisibili di particolato. È
primo pomeriggio, il cielo si sposta velocemente tra i ritagli squadrati del
Cavone e non ci sono molte persone in giro.

Finalmente arriviamo all’ex Asilo
Filangieri, un palazzo storico risalente a fine Cinquecento, nel quartiere San
Lorenzo, a ridosso del convento di San Gregorio Armeno. La struttura fu adibita
a convitto per orfani nei primi anni del Novecento e venne chiuso dopo il
terremoto del 1980. Prima restaurato in grande stile, in occasione del Forum
delle Culture, poi nuovamente abbandonato, dal 2012 è sede di una «comunità
eterogenea, mutevole, solidale e aperta di lavoratrici e lavoratori dell’arte,
della cultura e dello spettacolo, in autogoverno», come si legge nella
dichiarazione d’uso civico e collettivo. Non c’è da stupirsi per l’abbondanza
di “ex edifici”, qui molte cose sono state qualcos’altro e continuano a
cambiare consistenza, rimanendo molto simili. Così, una palafitta preistorica
potrebbe assumere l’aspetto scintillante di un grattacielo alimentato a energia
atomica, mantenendo nascosta la malferma struttura portante di legno e fango. Alessandro
Facente
, nato ad Anzio nel 1982 ma perennemente in viaggio tra l’Italia,
gli Stati Uniti e il Marocco, sta parlando della sua esperienza di «embedded
curator», curatore incorporato, integrato, incastrato, incassato, immerso, e
tutte le altre sfumature di significato definite puntualmente da wordreference.

Certamente incorporato è il termine che meglio traduce la pratica portata
avanti da Facente che, per evitare confusioni, ha coniato un neologismo preciso,
«curaticism». Il curaticismo consiste nel far entrare l’attività curatoriale e
il linguaggio critico nel processo di costituzione dell’opera, nella fase
progettuale, prima che l’idea sia diventata corpo. Questa esperienza
relazionale si costruisce gradualmente, in un dialogo diretto con l’artista,
seguendone le idee attraverso i luoghi, e sfocia in mostre, testi, progetti,
perché l’obiettivo consiste nel comunicare al pubblico la verità dell’opera,
cioè cosa significa quella forma solidificata che vede su un piedistallo. Sviluppando
questo segmento, è nato “The Gam”, un progetto di «spoken words exhibitions»,
mostre di parole parlate, sviluppato tra New York e Helsinki. In questi talk,
gli artisti e i curatori aprono al pubblico il loro mondo immateriale fatto di
relazioni, rapporti, spostamenti, più o meno coscienti. Un compito ontologico a
dir poco, la cui guida spetta di diritto a questa figura di curatore militante,
un curatore che, oltre ai concetti, non ha paura di impegnare anche la presenza
fisica. Nel caso specifico, si tratta delle gambe, sicuramente affaticate per la
salita sul Toubkal, la vetta da cui si vede tutto il Marocco, nell’ambito di “Atla(s)now”,
progetto di residenza per artisti, iniziato nel 2011-2012 e proseguito fino a
oggi, che ha visto la partecipazione di Angelo
Bellobono
, l’ideatore del progetto, Andrea
Nacciarriti
, Adam Vackar, Sara Ouhaddou, Safaa Erruas e Alessandro
Bulgini
.

Fuori, la pioggia non conferma la
sua proverbiale pazienza e preferisce instaurare un confronto diretto con la
concretezza dei materiali edili, delle plastiche e delle epidermidi. Scrosci
violenti, cateratte grondanti di ettolitri di acqua e di decibel assordanti
agiscono sulle dimensioni verticali, orizzontali e interiori, scavando voragini
nell’asfalto, incidendo in profondità le facciate dei palazzi, superando
infissi e doppi vetri, facendo sussultare gli apparati uditivi.

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