Sam Bardaouil e Till Fellrath. Courtesy NPUAE © Mohamed Somji / Seeing Things
Sam Bardaouil e Till Fellrath sono stati nominati curatori della 16ma Biennale di Lione, che si terrà da settembre 2020 a gennaio 2021. Un’edizione particolarmente importante, visto che si tratta del 30mo anniversario della Biennale, istituita nel 1991 da Thierry Raspail e Thierry Prat.
«Ho seguito da lungo tempo il profondo rapporto che Sam Bardaouil e Till Fellrath hanno creato con il pubblico locale nelle città di tutto il mondo e la natura centrata sull’artista dei loro progetti curatoriali. Sono entusiasta di vedere come applicheranno i molteplici filoni della loro pratica collaborativa indipendente e non istituzionale, nel contesto della Biennale e di Lione», ha dichiarato Isabelle Bertolotti, direttrice della Biennale dal 2019. Proprio a Bertolotti si deve un cambio di marcia della Biennale la cui sede centrale, dalla scorsa edizione, è ospitata nei 29mila metri quadrati della ex fabbrica Fagor – Brandt. Nel 2019, i visitatori furono ben 280mila e di questi circa la metà 50% erano sotto i 26 anni. Un pubblico molto giovane quindi e, in occasioni del genere, è un fattore tutt’altro che scontato e altamente significativo. Se volete rinfrescarvi la memoria, qui il nostro report.
Sam Bardaouil e Till Fellrath collaborano da dieci anni e sono curatori riconosciuti a livello internazionale, per il loro rigoroso approccio transculturale e interdisciplinare. Nel 2009 hanno fondato Art Reoriented, una piattaforma curatoriale multidisciplinare, sono presidenti della Montblanc Cultural Foundation di Amburgo e curatori affiliati presso il Gropius Bau di Berlino. Hanno insegnato in varie università, tra cui la London School of Economics e la New York University. La loro ricerca curatoriale è radicata nelle pratiche artistiche globali, nonché nel campo degli studi modernisti.
Tra le loro mostre, ricordiamo “Walking through Walls”, “Ways of Seeing”, “Surrealism in Egypt”, “Mona Hatoum: Turbulence”, “Dansaekhwa and Korean Abstraction”, “Staging Film”, “Tea with Nefertiti” e “Told Untold Retold”, esposte in museo come il Centre Pompidou di Parigi, il Kunstsammlung K20 di Dusseldorf, il Mathaf di Doha, il Modern Museet di Stoccolma, il Reina Sofia di Madrid, la Tate Gallery di Liverpool, il Beirut Exhibition Centre. Nel 2016 hanno fatto parte del team curatoriale della XX Biennale di Sydney.
In Italia li abbiamo visti in varie edizioni della Biennale di Venezia, come curatori del Padiglione del Libano, nel 2013, e di quello degli Emirati Arabi Uniti, nel 2019. «Crediamo che un aspetto fondamentale sia l’elemento della longevità e della visione. È molto importante dar vita a qualcosa che non sia solo un evento fine a sé stesso ma che duri all’interno di un percorso», ci raccontavano in un nostra intervista.
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