Categorie: fiere e mercato

fiere_resoconti | Il Flash Art Show delle malelingue

di - 21 Febbraio 2005

La ricetta non cambia, gallerie e curatori emergenti, opere a basso costo, location in albergo, gallerie, progetti e tutto il resto. Quello che cambia è la città, Bologna, e l’occasione. A Milano si era trattato di un grigio weekend libero da impegni, stavolta si è scelto il più intenso e intasato di tutto l’anno nel capoluogo emiliano, quello di Artefiera.
Non è stata un’antifiera e si è affrettato a dichiararlo Politi nella presentazione. Il rischio c’era, specie in considerazione delle polemiche seguite all’annuncio delle esclusioni illustri dalla fiera tradizionale.
A conti fatti le carte sono state mischiate a dovere, perché a fronte di qualche compartecipazione ad entrambe le fiere, leggasi, ad esempio, Cannaviello (Mi), Umberto Di Marino (Na), Pack (Mi), qualcuno, del novero del gran rifiuto c’era eccome, La Giarina (Vr) e Bonelli (Mi) ad esempio.
Sia come sia, più che i commenti tecnici, a tenere banco tra i corridoi sono state ciance e pettegolezzi. Una ridda di pissipissi baobao, di aneddoti sui quali si è ricamato a puntocroce e non parliamo degli ormai tradizionali conti in tasca di Politi che sono diventati un’abitudine consolidata.
E visto che l’ironia è il sale della vita proviamo a ricordarci qualcosa; d’altro canto, non è anche questo un aspetto caratteristico dello spirito frizzante che anima l’evento?
Una prima diatriba sul tema ingresso a pagamento sì, ingresso a pagamento no alla fine si è risolta, dopo qualche discussione, a favore della seconda istanza, anche per coloro privi del fantomatico invito. E meno male, perché la paradossale circonlocuzione ingresso gratuito con acquisto obbligatorio del catalogo a 10 euri, più che una intelligente strategia promozionale, a molti era parsa subito una presa per i fondelli.

Vendo o non vendo? Un primo imprevisto ha visto coinvolti alcuni degli espositori che avrebbero scoperto in ritardo che, per vendere opere d’arte (ma anche mele e pere), non basta la buona volontà ma bisogna avere anche le autorizzazioni necessarie. Sarebbe bastata la minaccia, fatta circolare ad arte, di una visitina imminente dei tutori dell’ordine per insinuare il panico, anche tra i collezionisti, che qualcuno giura di aver visto aggirarsi impacciati e furtivi tra i corridoi tipo diabolik, sudorazione abbondante e cappotto innaturalmente gonfio.
Al contrario, tra coloro che solo per vendere erano venuti, un nervoso sfogo ad alta voce avrebbe zittito per qualche secondo i numerosi presenti: ma porca… pensavo di tirar su qualche euro oggi e invece solo una massa di curiosi e basta. Capito? Il mondo si divide tra chi compra e chi curiosa. Con queste ampie visioni l’arte in Italia ha un futuro sicuro, anche per i galleristi.
Capitolo clima: freddo polare fuori… caldo infernale dentro.
C’era chi giurava che la fiera si sarebbe potuta visitare ad occhi chiusi, facendosi guidare dall’olfatto. A seconda delle fragranze le stanze erano state ribattezzate con nomi del tipo: la fumosa, l’ascellosa, l’alitosa ecc.
Che ci volete fare, la claustrofobica situazione ha qualche effetto collaterale. E il discorso vale anche per il rumore.
Alla kermesse erano destinati gli ultimi 3 piani dell’hotel e si diceva che le lamentele degli ospiti dei piani inferiori per la confusione si facevano sentire non poco, tanto da costringere, a tratti, visitatori ed espositori a mimiche performance in punta di piedi, modello Lupo Alberto (zitt… zitt…).
La pseudocronaca ha registrato anche il fallito tentativo di colpo di mano da parte di un artista in mostra, il quale deve aver pensato che caratterizzare la fiera all’esterno sarebbe stata un’ottima idea autopromozionale. Sul più bello, impegnato in una azione performativa di riappropriazione dello spazio, pare sia comparso minaccioso un energumeno dipendente dell’albergo che, con veemenza, avrebbe preso ad inveire contro il malcapitato creativo: Macheccazzo stai facendo? Cus’ stet drì a fer??; sono un artista, sto facendo una performance!, sarebbe stata la risposta pacata che però, invece di tranquillizzare il suo interlocutore, finiva al contario per aumentarne la crisi di idrofobia. E fattosi incontro minaccioso al malcapitato artista, l’omaccione paonazzo… an sò brisa gnent mì, at fess vàdder mì la pèffommans… at deg un frac de bòt mì! At capé? At pìciii (trad.: mi spiace caro amico ma io non conosco il significato del termine “performance” e tuttavia ti chiedo cortesemente di desistere dal tuo intento).
Storie di ordinaria follìa, tra le quali va annoverata anche quella del tizio che ti inseguiva offrendoti un appetitoso piatto di m..
Alcuni espositori pare si siano lamentati, non tanto perché neppure uno spillo si poteva attaccare alle pareti (ricordate quando, a Milano, Gligorov sottopose giovani extracomunitari prezzolati alla tortura cinese di sorreggere le sue opere per ore?), quanto piuttosto perché financo i normali sopralluoghi della vigilia sarebbero stati assai problematici.
Dal racconto di un espositore.
E (espositore): Scena: ci presentiamo all’hotel circa una settimana prima dell’inaugurazione. Buonasera, siamo tra quelli che devono esporre per la fiera di Flash Art. Ci chiedevamo se fosse possibile visionare la stanza assegnataci, o almeno una simile, per organizzare al meglio il progetto.
G (gestore): Comecome? Ma sta scherzando? Non se ne parla nemmeno!
E: Ma scusi, la prego, ci siamo fatti centinaia di km per…
G: …e ora ve ne fate altrettanti per tornare indietro! Va bene?
E: Ma… insomma – un po’ sostenuto – non mi pare molto corretto il suo comportamento. Sa cosa faccio? Ora chiamo sul cellulare Politi così le spiegherà direttamente lui.
G: Ecco bravo! Chiama Politi. Ma poi passamelo, così ne canto 4 anche a lui, ché qui ne abbiamo due scatole così con questa cosa! Prima e ultima volta che si fanno cose del genere qua dentro. Non si possono organizzare le cose così, alla carlona.
Come si dice in queste occasioni? Ai posteri l’ardua sentenza.

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alfredo sigolo

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  • IO VOGLIO CACARE IN FACCIA A POLITI!!
    CHE BELLO!!
    Giancarlo pieno di mmmerda!!!

  • tutti che criticano,ma quel codardo non ci scrive na parola!!
    gli manderemo questa pagina per mail!!
    a politi!?

  • Contro tutti questi "imbecilli" che credono di essere l'unico polo ,per me smesso negativo ed alla strgua del modo televisivo più che FLASH ART FAIR ...mi sembra sempre di più la trasmissione BUONA DOMENICA di Costanzo...
    CONTRO TUTTI LORO STò ORGANIZZANDO UN
    "FUCK FLASH ART"...
    contattatemi
    più artisti partecipano più li mandiamo al MANICOMIO!!!
    FUCK FLASH ART FAIR...UNA FIERA GESTITA DA ARTISTI CHE NON HANNO BISOGNO DI GIRNALISTI E CRITICI CHE SONO FONDAMENTALMENTE ARTISTI MANCATI...
    GLI ARTISTI BRAVI NON SONO SOLO QUELLI CHE PRESENTATNO LORO..OLTRETUTTO PRESENTANO SEMPRE I SOLITI E POI CI LAMENTIAMO CHE ALLA BIENNALE DI VENEZIA .....

    SCRIVETEMI..CI DIVERTIREMO...PERMORMER ,PITTORI,FOTOGRAGI...MUSICISTI...SCRIVETEMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  • Artista mancato? Caso mai scansato! Non per niente, ma mi attacco al tubo del gas piuttosto che fare l'artista o sedicente tale, nel sistema nel quale si fronteggiano paraculati contro frustrati, con i primi che vincono sempre a tavolino e Cattelan che se la ridacchia dalla tribuna. Gettando le mollichelle di sotto. Ma chi moffafà?

  • Io ho trovato fresca e interessante la galleria Francesco Pantaleone di Palermo, finalmente delle energie positive (e di qualità) dal sud, poi loro erano veramente belli con i loro vestiti uguali a tende e copriletto.
    Per quanto li abbiano relegati in fondo al corridoio la stanza era sempre piena di gente e l'atmosfera fantastica.
    Ho apprezzato molto il lavoro del "Laboratorio Saccardi", i quadretti di Adalberto Abbate (geniali) e le foto di un giovane fotografo (credo che si chiami Di Giugno).

  • La fiera francamente mi è parsa l'ennesimo tentativo di rendere interessante qualcosa di morbosamente noioiso. L'ambiente claustrofobico dell'albergo, l'improbabile scaletta eventi e numero stanze in bacheca riferite alle gallerie presenti.
    Una corsa all'accaparramento posto in ascensore, nonchè fila ad imbuto per acquistare il biglietto-catalogo invito. A proposito, qualcuno ha visto il talloncino per l'avvenuto pagamento dell'onere fiscale? Io no! Mi sorge un dubbio, che il ricavato vada tutto in beneficenza? Magari della giovane arte e dei buoni propositi? A parte questo, bigliettini scritti a mano di fronte ad opere appoggiate tra bidè e termosifoni, fantasia e creatività ad oltranza. Ma questi bravi galleristi hanno venduto qualcosa? O forse il pubblico era troppo impegnato a cercar ossigeno altrove?
    3rd.witch

  • Ma cu'stet dri a fer? Sono un artista, sto facendo una performance!
    Bellissimo!!!!

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