Atmosfera on the road allo spazio Photology dove si incontrano le fotografie e le installazioni, luminose e colorate, dell’americano J. Pierson. Nato nel 1960 a Plymouth, MA, oggi vive e lavora a New York. Formato al Massachussetts College of Arts, Jack Pierson è spesso associato alla Scuola di Boston. L’insieme del suo lavoro si inscrive in una preoccupazione intimista di cui gli artisti americani Nan Golding, David Armostrong, Mark Morrisroe e Phillip Lorca DiCorcia sono tra i rappresentanti più noti. J. P. è un’artista poliedrico, a confronto con espressioni e tecniche diverse. Narra storie inventate da lui, su video, pitture e sculture; proietta nelle immagini i propri desideri e i suoi sogni. Sono tematiche significanti della sua poetica il sangue, la vita gay, l’amore, il dolore, i desideri, i ricordi (v. la fotocomposizione: The Good Life, ’96), le nature morte(v. A Plate of Figs, ’96). Le foto, talvolta sfuocate, sovraesposte, evocano la trama di un “road movie”. Il grigiore della vita di tutti i giorni e lo scintillio di Hollywood. Foglie verdi, scorci, paesaggi romantici e malinconici. Immagini di città e paesaggi, ragazzi ritratti in pose quotidiane, di fronte, di spalle, sdraiati, al risveglio. Visioni di interni accompagnate, a volte, da sfondi che fermano squarci di paesaggi. Qui l’interno e l’esterno comunicano quasi direttamente; la luce interviene e investe un piccolo vaso di fiori oppure una tazzina da caffè; gli oggetti sono così mezzi di contatto, elementi di senso, per intelligere lo spazio fotografico. J. P. fotografa il mondo circostante: più spesso un universo americano non conformista, un’atmosfera di vacanze, di far niente, dove il corpo maschile ha un ruolo rilevante. Fotografa questo universo attraverso cliché dai colori caldi – istantanee di ricordi personali con l’obliquità di parole e sculture dritte come buildings terremotati, oppure per mezzo di films nei quali il soggetto si distende, si stiracchia, in un tempo reale. Installazioni a lettere bidimensionali formano parole o frasi non rigidamente classificabili ma simili a pezzi di puzzle. Frazioni di un intero, wordpieces, assemblaggi di lettere scritte su un muro: UGLY – BLOOD – MAY BE – ROSES – COCAINA. Quest’ultima scritta è composta da lettere di diverse dimensioni, comprendenti i colori grigio, bianco e nero.
Fra le preoccupazioni prevalenti, ancora evidenti nell’ ultimo corpo di opere di J. Pierson, si possono considerare l’enfasi sul processo, sovversione, dell’autorità fotografica, l’esplorazione del cliché visivo, la convergenza di erotismo e malinconia, il riguardo per gli aspetti formali della composizione.
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Caspita che erroruccio di bassa lega...pero' mi pice il fatto che il giornalista scriva con quali mezzi si può arrivare