Marja Leena Hukkanen, fotografia di scena dal set del film Nuvole in viaggio (1996) di Aki Kaurismäki, dalla serie Shadows in Paradise. 1984-2024
Casa Masaccio | Centro per l’arte contemporanea ospita fino al 27 luglio Dietro la scena, dentro il set dell’umano, all’interno del progetto Esporre il Cinema. Il lavoro del centro si sviluppa attorno alla continua ricerca e sperimentazione dei linguaggi artistici e, per questo motivo, Esporre il cinema si inserisce nella fitta attività costituita da mostre, rassegne cinematografiche e workshop. Situato all’interno di quella che fu la casa del pittore quattrocentesco Masaccio, il centro è nato come galleria comunale e si è progressivamente evoluto grazie alla sua opera di valorizzazione dell’arte contemporanea. La sua attività si intreccia con le altre istituzioni del territorio, come Palazzo Salviati, sede di residenze per artisti, e Casa Giovanni Mannozzi, sede della collezione permanente del museo e della sezione educativa. Di grande importanza è il premio Marco Melani che, giunto alla sua 18ma edizione, è stato conferito quest’anno ad Aki Kaurismäki, regista finlandese noto per l’immaginario minimalista velato di ironia e surrealismo con cui concepisce il suo cinema. L’esposizione racconta, in oltre cinquanta scatti, la dimensione intima e poetica di Kaurismäki dalla prospettiva di Marja-Leena Hukkanen, celebre fotografa finlandese.
Abbiamo intervistato gli organizzatori della mostra: Fausto Forte, Armando Andria, Laura Vittoria Cherchi, Gabriele Monaco.
Esporre il cinema: il titolo di questa iniziativa invita subito a una riflessione importante sul nostro modo di fruire del cinema come mezzo che di solito non troviamo in spazi espositivi o musealizzati; come nasce il progetto?
Risponde Fausto Forte, direttore di Casa Masaccio | Centro per l’arte contemporanea
Il programma Esporre il Cinema nasce nel 2020 come un evento collaterale del premio cinematografico “Marco Melani”, che è stato istituito da Enrico Ghezzi negli anni ’90 per rendere omaggio alla sperimentazione linguistica e formale di registi nazionali e internazionali. Attraverso un ciclo di mostre prodotte da Casa Masaccio, Esporre il Cinema mette in dialogo la ricerca cinematografica con le arti visive, ripensando la relazione tra queste forme espressive. Nel corso di questi primi cinque anni, abbiamo realizzato esposizioni dedicate a Jean-Marie Straub e Danièle Huillet (2020), Chantal Akerman (2022), Lars von Trier e Per Kirkeby (2023), Bèla Tarr e Adrian Paci (2024), sino alla mostra attualmente in corso, Dietro la scena, dentro il set dell’umano, che esplora il cinema di Aki Kaurismäki (vincitore del Premio Marco Melani 2024) dalla prospettiva delle fotografie di scena di Marja-Leena Hukkanen.
Qual è il ruolo del cinema nello spazio museale?
Il cinema, nato come arte dello schermo e della sala oscura, ha progressivamente conquistato nuovi spazi e modalità di fruizione. La sua integrazione negli spazi museali ha ridefinito il modo in cui il pubblico interagisce con il linguaggio cinematografico e ha ampliato le possibilità di interpretazione e di esperienza sensoriale. Inoltre, l’inserimento del cinema negli spazi espositivi lo avvicina ad altre forme artistiche, permettendo un dialogo inedito con la pittura, la scultura e la fotografia. La componente temporale del cinema si sovrappone alla staticità delle opere tradizionali, creando un gioco di interazioni e contrasti. Le mostre dedicate ai vincitori del Premio Marco Melani hanno permesso di analizzare il cinema non solo come narrazione, ma anche come esperienza visiva e concettuale, avvicinandolo alle pratiche dell’arte contemporanea.
Esporre il cinema, dunque, non è soltanto una questione curatoriale, ma una vera e propria riflessione sul ruolo che il film può assumere in un contesto espositivo. Lontano dalla sala tradizionale, il cinema trova nuove strade per dialogare con lo spettatore, reinventandosi continuamente.
L’esposizione di quest’anno celebra il premio ad Aki Kaurismäki per la sua 18ma edizione; è un fatto importante che, per rievocare il lavoro del grande regista finlandese, si sia scelto il lavoro di un’altra figura fondamentale legata alla sua produzione cinematografica e al cinema finlandese in generale: la fotografa di scena Marja-Leena Hukkanen. Quali riflessioni si possono ricavare da questo rapporto tra immagine cinematografica, in movimento, e immagine fotografica?
Risponde il curatore Armando Andria
L’immagine fotografica consente di fermare il tempo, di bloccare l’istante sempre in movimento del cinema e accentuarne così la valenza iconica. Attraverso gli scatti di Marja-Leena Hukkanen, il lavoro sull’immagine di Kaurismäki viene esaltato, mostrando all’occhio dettagli altrimenti trascurati. E soprattutto accentuando la temperatura emotiva del cinema di Kaurismäki. I piccoli, straordinari gesti di cui è fatto il suo universo poetico – fumare una sigaretta, stare a osservare fuori dalla finestra, consumare un pasto in solitudine, sorseggiare ancora un bicchiere – sfondano la barriera del tempo, escono dalla contingenza per collocarsi in una dimensione senza tempo né luogo, con una densità umana inedita e dirompente, che ci dà nuova speranza verso i nostri simili e persino verso noi stessi.
Quali sono gli aspetti che rendono gli scatti di Marja-Leena Hukkanen una componente imprescindibile del lavoro di Kaurismäki?
Risponde la curatrice Laura Vittoria Cherchi
Marja-Leena Hukkanen affianca Aki Kaurismäki da oltre 40 anni. È una delle sue collaboratrici storiche ma, soprattutto, è legata al regista da un legame d’amicizia profondo. Credo sia questa dimensione intima e autentica, potremmo dire familiare, a costituire la componente imprescindibile del lavoro di artistico e umano di quella dimensione. Nei suoi scatti emerge con evidenza il microcosmo tenace e ricorrente che costituisce l’ossatura del cinema kaurismäkiano: lo stesso gruppo di attori, di tecnici, di ambientazioni, di stilemi estetici ed “esistenziali” si ripresenta da un film all’altro, dando forma a un universo fortemente codificato.
Il ruolo delle fotografie di Hukkanen, dunque, non è solo tecnico-documentario?
Cronologicamente, le oltre 50 fotografie di scena in mostra a Casa Masaccio ripercorrono la produzione cinematografica di Kaurismäki dal 1984 ad oggi. Il loro valore, però, non si esaurisce nella funzione documentale dell’archivio o della testimonianza visiva: sono fotografie che attraversano, rifrangono e soprattutto amplificano la poetica kaurismakiana. La continuità stilistica e la perfetta sovrapposizione tra lo sguardo di Marja-Leena Hukkanen e quello di Kaurismäki non è segno di una rinuncia all’iniziativa autoriale, quanto piuttosto manifestazione di un’adesione piena a una sensibilità e a una Weltanschauung condivisa. In questo senso, le fotografie di Hukkanen diventano uno strumento di lettura critica: rivelano l’infrastruttura umana, estetica e politica del cinema di Aki Kaurismäki e la espandono al di là dello schermo.
Insieme alla rappresentazione fotografica di Hukkanen, all’interno della mostra sono proiettati una serie di video tratti dai film di Kaurismäki che ci parlano della poetica dell’artista attraverso il riferimento a «luoghi archetipici del suo universo narrativo.» L’esigenza di inserire immagini in movimento è legata alla coerenza con il tema di fondo del progetto? Oppure è un modo per valorizzare ulteriormente ciò che ha prodotto Hukkanen, riproponendone il lavoro anche a “opera conclusa”?
Risponde il curatore Gabriele Monaco
L’inserimento delle immagini in movimento è stato un gesto curatoriale fondante, concepito sin dall’inizio non come semplice supporto illustrativo, ma come elemento strutturale del progetto espositivo. Accanto alla fissità silenziosa delle fotografie di Hukkanen — che isolano frammenti sospesi del processo filmico — le sequenze tratte dai film di Kaurismäki restituiscono la vitalità ritmica del suo universo narrativo. Non si tratta di contrapporre due linguaggi, ma di attivare una modulazione dello sguardo: le fotografie invitano alla contemplazione del dettaglio; i video mostrano come quei dettagli si trasformino, si reiterino, si mitizzino nel flusso cinematografico.
Le fotografie di Hukkanen, distribuite nello spazio espositivo, invitano il visitatore a un attraversamento sequenziale, scandito, quasi meditativo: ogni scatto è un frammento autonomo, un’isola visiva. Al contrario, i video selezionati dai film funzionano come zone di condensazione tematica ed emotiva. Sono “nuclei caldi” in cui si concentra, in forma ciclica e stratificata, quella materia ricorrente che costituisce il repertorio poetico del regista.
In questo senso, la presenza delle immagini in movimento non è pensata per valorizzare a posteriori il lavoro di Hukkanen, ma per renderne esplicita la risonanza profonda con la poetica kaurismäkiana. Le fotografie e le videoproiezioni non si spiegano a vicenda, ma si potenziano: abitano lo stesso universo e lo articolano in forma complementare, restituendone — attraverso media diversi — la logica interna di ripetizione, variazione e fedeltà.
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