Dopo la recentissima e imponente personale alla GAM di Bologna, Marco Tirelli (Roma, 1956) espone a Udine gli esiti più recenti della sua ricerca. Accade alla Plurima, da trent’anni attiva con coerenza nel percorrere e valorizzare i sentieri aperti da quella che all’origine della Galleria si proponeva come “Pittura-pittura”. E oggi si propone nel continuum di un credo artistico in cui le norme della geometria, la legge, la misura, la regola canonica possiedono una validità basilare.
In un’orchestrazione come sempre attenta alle possibilità di dialogo e relazione molteplice tra i singoli brani, Tirelli espone una ventina di grandi opere dipinte con tecniche miste e sperimentali, lente e laboriose, su pannelli MDF. Dalle pareti avanzano, su fondi scuri, le matematiche icone, le assiomatiche geometrie cui l’artista affida il proprio pensiero speculativo. Intriso e affardellato di una cultura consapevole della ricerca astratta europea quanto della tradizione classica nella sua derivazione italiana fatta di solida monumentalità metafisica. Ammorbidito da un potenziale carico di evocazione sensibile e sensuale, addolcito di poetica e personale memoria.
Le sfere, i rettangoli, i coni, ma anche le “Porte” e gli “Orizzonte” di Marco Tirelli, si qualificano infatti in modo perentorio quali pure geometrie, ma la loro derivazione non è aprioristica, quanto conseguimento della decantazione dell’esperienza fenomenica. Così da risultare più vicine ad una visione poeticamente partecipata della forma che a una verità filosofico-matematica.
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