“
Ecco allora cosa intendo per ‘esterno’ e per ‘temperatura’: paesaggio come altro da sé e grado di partecipazione soggettiva che trasla l’altro da sé in un intreccio indelebile fra soggetto e oggetto”. Queste le parole della curatrice, che sintetizzano il tema della mostra e il conseguente criterio di selezione delle opere.
La prima sezione della mostra (“Esterno Naturale”) si sviluppa a partire dai lightbox
Hiroyuki Masuyama che si rifanno alla pittura di
Turner, cui seguono i lavori di
Euro Rotelli, che presenta oltre una decina di foto che testimoniano, come scrive Sabrina Zannier, l’approdo a una sensorialità pittorica, “
la messa in scena di uno sguardo tattile”. Molto evocativi i paesaggi in bianco e nero di
Luca Campigotto, in cui l’attenzione è puntata sulla “
sospensione temporale, che sembra riportarci all’istante di uno sguardo che dura per sempre”.
Unico rappresentante della seconda parte, “Aggregazione sociale”, è
Massimo Vitali, di cui sono esposte quattro delle sue note opere sulla
società delle spiagge, mentre la terza
tranche (“Esterno urbano”) si apre con gli interessanti
Studi ritmici di
Maurizio Galimberti, ritratti cittadini realizzati con la Polaroid. Seguono
Olivo Barbieri e
Walter Niedermayr, ciascuno presente con due lavori, caratterizzati rispettivamente dall’uso della messa a fuoco selettiva (leitmotiv di Barbieri) e dal rigoroso approccio architettonico.
La mostra si conclude con la sezione “Aggregazione mentale”, dov’è esposto il recente lavoro
Merlana Casablanca di
Isabella Pers, composto da una trentina d’immagini in cui viene sviluppato un viaggio ingannevole nei luoghi più disparati del mondo: “
Il nome del luogo [scritto sulle immagini in fase di post-produzione, N.d.R.] non corrisponde all’immagine e questo annulla la tecnologia che certifica l’orientamento, per aprire le strade di un altro viaggio”.
L’esposizione è allestita con interventi sonori ed essenze olfattive decisamente apprezzabili per la capacità di render più distesa la fruizione delle opere. Restano invece dei dubbi sul complesso presupposto critico che sostiene la mostra e che non permette di comprendere appieno le opere degli autori in mostra o di darne una nuova chiave di lettura.
E non ci si può esimere anche dal manifestare delle perplessità sulla sproporzione quantitativa delle opere degli autori presenti (con artisti locali sovrabbondanti), che non pare rispondere a motivazioni legate allo sviluppo del tema.