È bello provocare, anche in un’epoca in cui è sempre più difficile épater le bourgeois. È il gioco che fanno molti artisti, ricercando il lato estremo delle cose e raccontandoci come spesso il limite sia pura convenzione. E anche l’arte in fin dei conti potrebbe essere letta, in chiave postmoderna, come la storia del continuo spostamento oltre confine dell’hic sunt leones. Talvolta sono anche critici e curatori a lanciare provocazioni, con idee e teorizzazioni, nel tentativo di ribaltare modelli e apparenze. Ma è destino statistico che non tutte le ciambelle riescano con il buco, soprattutto quando gli ingredienti, pur buoni se non addirittura ottimi, vengono amalgamati così così, rivelando che dietro alle etichette (e ai titoli) c’è più il mestiere che la bontà della ricetta.
È il caso di questa mostra. La tesi, sia chiaro, è stuzzicante: non si dipinge con il solo pennello. E nel contempo –scrive Francesco Bonami– “è impossibile sfuggire alla pittura”, che diventa un linguaggio a sé in grado di generare codici e contenuti del tutto autonomamente, fino a bucare la tela e a diventare infinita. Nel saggio introduttivo si racconta di come la pittura sia diventata il mezzo di un occidentale “realismo globale”, caratterizzato dall’intreccio di “immagini, spiritualità e materialismo”, in opposizione all’astrazione “generata dal fondamentalismo religioso”. Tesi che sembra frutto di una trovata per un titolo ammiccante piuttosto che un reale motivo scientifico, poiché l’unico realismo che l’Occidente cerca di imporre è quello della tecnologia e del capitale, essendo esso stesso vittima della rappresentazione iconica (non abbiamo tutti in mente due aerei che si abbattono contro due torri?). Ci saremmo aspettati invece un’indagine attorno alle contaminazioni della pittura, alle influenze che altri media hanno avuto sul lin guaggio e viceversa, che sono indagate nella mostra un po’ troppo perifericamente.
Spicca l’eccezionale video Painter di Paul
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Capra, non è una cosa personale, anche perchè non ti conosco :-) però anche qui, come a Monfalcone non hai colto molte altre cose interessanti. Pace amen, abbiamo due visioni della pittura e delle mostre sulla pittura differenti. Comunque bon lavoro