Nell’autunno scorso Villa Manin Arte Contemporanea ha bandito un concorso di pittura e disegno rivolto a tutti gli artisti residenti nel Friuli Venezia Giulia che non avessero già esposto presso il centro. La partecipazione è stata numerosissima a testimonianza di un notevole interesse verso l’arte di una regione che, tolte un paio di gallerie ed alcune circoscritte realtà espositive, tende ad essere pigra e reazionaria nei gusti. È stata così questa l’occasione di fare il punto sullo stato dell’arte. E ovviamente non sono mancate le sorprese.
La giuria ha selezionato una rosa di otto artisti che si sono disputati i premi e si è riservata di segnalare anche una ventina di altri nomi, i più giovani dei quali -under trenta- hanno avuto la possibilità di esporre presso la Galleria Comunale di Monfalcone. I premi ai finalisti sono stati attribuiti il giorno dell’inaugurazione ad allestimento compiuto, valutando anche la capacità di presentazione dell’opera; scelta che ha influenzato la percezione dei lavori, visto che alcuni allestimenti sono risultati penalizzanti. Era forse necessario indirizzare maggiormente gli artisti (che inevitabilmente possono peccare di entusiasmo) o assegnare loro il più neutro white cube.
Il piano nobile della villa si apre con i lavori freschi e surreali di Laura Zicari (Roma, 1946; II premio): un pittura fatta su carta da pacco con molti inserti di collage e ritagli di giornale, con riferimenti alla stretta attualità -dalla legge antifumo di Sirchia alla nomina di papa Ratzinger- e uno stile esuberante personalissimo che avrebbe meritato più respiro rispetto un allestimento che tende al parossismo.
Silenziosi e meditati invece gli acrilici su plexiglas di Alessandro Zorzi (Codroipo, 1972; III premio), realizzati con l’accostamento di tenui pennellate giocate su minime varianti di colore.
L’atmosfera intima caratterizza anche le tele di Chiara Perini (Gorizia, 1965), che ritrae bambini in età scolare con grembiule e colletto declinando ricordi personali e riflessione sul sistema educativo in versione quasi monocroma. Interessanti gli oli di Roberto Cantarutti (Cormons, 1968; III premio), dominati
Notevoli le visioni immaginifiche di Emanuela Biancuzzi (Cividale del Friuli, 1970), sviluppate con un piglio che molto deve al fumetto mentre pare scorretta la scelta di esporre le stampe su tutto il muro, con uno sgradevole effetto stand fieriscito. Esce penalizzato dall’allestimento anche Antonio Bardino (Alghero, 1973), artista che dipinge assorte visioni iperrealiste di terminal aeroportuali in cui la figura umana è assente: la sua pittura asciutta e contratta nella gamma cromatica è difficilmente apprezzabile poiché le luci sono collocate malamente e hanno una dominante cromatica troppo calda. Il giovane collettivo Burning Soul pecca di entusiasmo e fa una sala troppo piena che diluisce l’impatto visivo dei propri lavori. Essenziale e pulita è invece Elisabetta Novello (Vicenza, 1974; I premio), che realizza delicate trame di cenere ispirate ai lavori all’uncinetto. Richiamo alla memoria di un attività femminile di un tempo ormai perduto e candida allegoria della caducità della condizione umana.
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