L’artista che è nato e lavora a Sassari porta nella città dei Gonzaga le sue ultime opere e con esse il rigoroso risultato della sua ambiziosa ricerca concettuale. La sua vocazione dichiarata è all’insegna della sintesi: sintesi cromatica, ridotti quasi esclusivamente ai bianchi e ai neri, con l’unica variante delle tonalità del grigio, sintesi geometrica, per le semplici forme bidimensionali dei rettangoli e dei cerchi, sintesi prospettica, ove il punto di vista frontale delle figure cede al solo profilo, sintesi algebrica e concettuale, perché il suo intento è quello di ridurre ad una semplice sequenza di 1 e 0 l’analisi della storia dell’umanità, rappresentata attraverso la storia dell’arte riassunta una cosmologia soggettiva in cui coabitano nel medesimo luogo strani esseri venuti dai cartoons giapponesi e architetture gotiche.
Ma andiamo con ordine. Sopra tutto sta una concezione millenaristica dell’epoca attuale e dello specifico anno 2000; mille e non più mille sta per l’anno zero dove tutto ricomincia e restano solo i fantasmi del passato spogliati da ogni significato ideologico.
La ripartenza dell’umanità avviene dunque sulla base di ricordi di un passato che risulta assimilato e ridotto a forme riconoscibili ma vuote e prive di senso attuale; fantasmi inutili quindi, eppure presenze inquiete, che nella mente si oppongono allo zero del futuro, del vuoto da riempire; di qui l’elaborazione della dottrina numerologica mutuata dalle elaborazioni elettroniche delle informazioni , così come avvengono nelle memorie dei computer, secondo le sequenze di 1 e 0. Al messaggio, solo in apparenza pessimistico, Pastorello oppone se stesso e la sua creatività; e infatti in senso ottimistico nei confronti del futuro va letta la sua sistemazione quasi filosofica del tempo presente, nonché l’originalità della tecnica elaborata.
Alfredo Sigolo
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