Le tele esposte sono quelle di Gelindo Baron, Ugo La Pietra, Federico Mantero, Mauri, Anny Wernert. Dario Guerini ritrae attimi particolari della vita del musicista, sul palcoscenico, durante un’esecuzione, oppure nei momenti di pausa. Sono foto in bianco e nero di piccole dimensioni che regalano immagini di intimità: il corpo dell’Artista è in dialogo con il piano. La musica esce dalle sue mani e le sue mani regalano emozioni, danzando sulla tastiera. Da piccolo, si noti, Michel pensava che la tastiera somigliasse molto ai denti: “Era come se il piano mi sorridesse: c’è voluto molto tempo per dominarlo…”.
La pittura di Mantero estremizza questa relazione comunicativa. Una luce di colori fucsia forma un cono che scende sulla scena. Al centro il pianista e il piano. Le dita di Petrucciani diventano tastiera; le mani sono punto di contatto, di fluenza, per esprimere l’incontro tra il genio creativo e le difficoltà, la fatica, del mezzo musicale.
I colori di Mauri dipingono invece un trittico, in cui si vedono note musicali rosse e verdi disporsi su altezze diverse nel piano pittura. Insieme producono un andamento ondulatorio che ricorda quello di uno spartito musicale. I fondi azzurri, velati da sfumature di bianco, sono interrotti da pennellate che formano circoli di colore giallo e giallo-arancio. Con Gelindo Baron e Anny Wernert ritorna l’idea del colore come essenza prima, più che non come architettura della forma o sostanza materiale della cose. Il colore, pur mantenendo qualità armoniche e accordi cromatici, prende tutte le direzioni della tela, si informalizza, perdendo progressivamente consistenza e rappresentazione. La mostra allo Studio D’Ars vuole essere un modo per mantenere viva la musica di Michel Petrucciani, a un anno dalla sua scomparsa. Il musicista muore il 6 gennaio ’99 a soli trentasei anni.
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Tullio Pacifici
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