La galleria milanese Emi Fontana ospita la seconda personale di Monica Bonvicini, una giovane artista il cui lavoro ha ottenuto ampi riconoscimenti sia in Italia che all’estero.
Ritenuta una delle personalità più interessanti in ambito artistico delle ultime generazioni, Monica Bonvicini sviluppa la sua ricerca su diversi piani, passando dall’utilizzo del video e delle installazioni a quello della fotografia e del disegno. Una convivenza di differenti linguaggi che ritroviamo nel lavoro presentato in occasione di questa mostra milanese.
“Eternmale” – questo il titolo del nuovo lavoro – è una video installazione, in cui la giovane artista ha ricostruito lo spazio della “garcionniere” ideale del perfetto scapolo, seguendo le indicazioni pubblicate dalla rivista “Playboy”, negli anni ’70.
Ad una prima stanza ricoperta da pannelli specchianti e da collage su carta se ne affianca una di dimensioni più ridotte, nella quale due video trasmettono, rispettivamente, la calda immagine di un camino acceso e quella di un pappagallo in gabbia; due sedie dal sapore minimalista completano la scena ricostruendo l’immagine del salotto familiare.
Il modesto ambiente, nel quale si è accolti, viene quindi ad assumere le sembianze dello spazio privato, nel quale possiamo immaginare si stia svolgendo la vita domestica di persone a noi sconosciute.
La video installazione, scelta dall’artista, risulta essere un interessante mezzo espressivo in quanto permette di mettere in relazione due spazi differenti: lo spazio dell’immagine video e lo spazio esterno in cui lo spettatore si muove.
E’ proprio questa singolare relazione tra differenti spazi che crea quell’atmosfera di sospensione e di straniamento che ritroviamo così forte nel lavoro di Monica Bonvicini. Una particolare condizione accentuata anche grazie all’effetto acustico studiato dall’artista, una suggestiva polifonia creata da due musiche differenti che si fondono per dar vita ad un’unica ed avvolgente atmosfera.
“Eternmale” vive, quindi, grazie a questo continuo scambio tra diverse dimensioni: quella visiva virtuale del video, quella reale e quella acustica del suono, nelle quali lo spettatore si trova immerso.
La video installazione viene usata anche dagli artisti Lovett e Codagnone ospitati in un secondo spazio della galleria. In “ Play” – questo il titolo del lavoro – i quattro video, allestiti in modo da creare un quadrilatero nel quale trova posto lo spettatore, ripresentano la drammatica scena finale del film “ Chi ha paura di Virginia Woolf”. Il dialogo viene reinterpretato simultaneamente dai due artisti e dai genitori di uno di loro interrogandosi così sulle dinamiche della comunicazione e delle interazioni tra fiction e vita reale.
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mi pare interessante. grazie.
Ottimo articolo. Ottimo artista.
Grazie per questo meraviglioso articolo! Non si trova molto su questa artista...