Il 3 luglio 2001 dalle 18.00 alle 21.00 nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale a Genova, Vanessa Beecroft, artista italo americana tra le più conosciute e innovative della scena contemporanea internazionale, ha presentato ‘VB 48’, una suggestiva performance autoritratto creata in occasione del G8.
L’evento, a cura di Lia Rumma, Massimo Minini and Deitch Projects e con la partecipazione della Galleria Pinksummer, si proponeva come una delle azioni più scenografiche e significative della Beecroft che, nata nel capoluogo ligure nel 1969, vi torna dopo aver partecipato a rassegne nei più prestigiosi musei del mondo, dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia alla Kunsthalle di Vienna, dal Whitney Museum of American Art di New York al Museum of Contemporary Art di Sydney, dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York all’Institute of Contemporary Art di Londra, per citarne solo alcuni.
Rappresentata da trenta modelle in una delle più belle sale di Palazzo Ducale, in un quadro vivente monocromo con luci ispirate al Caravaggio, la performance è stata quindi una rara occasione per assistere al lavoro di una giovane artista di caratura mondiale.
Un’artista nota per le sue sfide, mai gratuite ma imprescindibili da una ricerca creativa focalizzata sul legame tra forma e percezione, caratterizzata da una rigorosa, consapevole cura del rapporto tra tempi, spazi e partecipanti; Beecroft afferma infatti, in una recentissima intervista di Massimiliano Tonelli per Exibart: ‘mi interessa la provocazione, non come soggetto, ma come parte della forma, dentro la forma e destinata a provocare a lungo.’
L’operazione, che l’artista definisce ‘pittorica’, è accurata e scenografica, sontuosa come un quadro tardorinascimentale: il confine con il teatro sarebbe labile, se la coreografia non fosse ridotta al minimo. Le ragazze non interagiscono con il pubblico, né parlano tra di loro, immote e imperturbabili come figure strappate da antiche tele e premiate dalla terza dimensione. Comunque irraggiungibili, in un’altra dimensione, altrove.
Le donne o gli uomini che agiscono le sue performance, che siano nudi o più o meno vestiti o in uniforme, non sono meri bersagli passivi dello sguardo dell’osservatore: i loro corpi catalizzano le emozioni, diventano tramiti di una sottile, indefinibile relazione tra l’opera viva’ e il pubblico che erode l’identità come dato acquisito, la rimette in discussione a partire dalla presenza fisica propria ed altrui.
Un’esperienza curiosa, intensa ed insolita che, al di là delle belle immagini che sempre documentano le performance di Vanessa Beecroft, rende la comprensione e la percezione del suo lavoro davvero inscindibile dall’essere presente come spettatore.
Parte delle foto realizzate a Genova parteciperanno ad un’asta che si terrà a Parigi il prossimo 6 dicembre, i cui proventi andranno a favore del Comitato della Croce Rossa Internazionale.
Valentina Caserta
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Per me è un tipo di arte che vuole dire molto ma in realtà dice molto poco.
Non c'è creatività. Inoltre Freud avrebbe molto da commentare!....