La direttrice e curatrice del Museo di Villa Croce Sandra Solimano continua, dopo Globe: la torre di Babele e In faccia al mondo, la sua ricerca e indagine nell’«ordine del caos» che coinvolge l’uomo contemporaneo. Con la prima esposizione l’attenzione era rivolta all’odierna “globalizzazione babelica” della vita e del fare arte, soprattutto in chiave esistenziale e non filosofica; con la seconda si rifletteva sull’ambiguità tra ritratto e ritraente, fra nuovi modi realizzativi applicati al medium fotografico e sulla perdita del tempo reale della pellicola fotografica con l’utilizzo del digitale.
Così anche Il Viaggio dell’Uomo immobile è un itinerario introspettivo, in parte intimista, che ogni individuo è chiamato a compiere di fronte al binomio arte e
Un possibile percorso espositivo inizia con le grida silenziose del volto frammentato di Oursler (Digital), transitando per i cortocircuiti concettuali dei computer di Bolognini (Sealed computer), soffermandosi sull’evocazioni infantili e del proprio passato nella stanza della giapponese (Drift in a life) Oyama (artista presentata per la prima volta in Italia), o perdendosi nella volta popolata di angeli barocchi aggrappati agli oggetti della cultura del passato, per non cadere nel vuoto, nell’ emozionante installazione-interattiva di Studio Azzurro (Il soffio sull’angelo). Proseguiamo con la nascita e la distruzione delle città ideali e digitali della Megert (La ville des immortels), riflettiamo sulla vita e la morte, sulla memoria, sui ricordi, sul passato e sul presente con lo straordinario volto
In conclusione bisogna segnalare che le videoinstallazioni di Shun (Power station) e di Plessi (Foresta di fuoco) non riescono ad esprimersi appieno rispetto alle esposizioni precedenti a causa di un limitato allestimento: poco spazio e troppa luce per il cinese,
Terminano il percorso il celebre TvClock di Paik, il tappeto interattivo della Bravo (A_maze), le visive simmetrie oniriche di Hahn (Rabbit in your headlights), i fogli di carta di Giovanelli (Stable mouvant), le illusionistiche piume digitali di Couchot e Bret (Je sème à tout vent) e la tantrica stele di Corner (Stella di Davide) all’esterno del Museo.
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pietro bussio
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