Lauretta sceglie di esporre solamente due opere, una per
ogni stanza della galleria, che sullo fondo dei muri aprono “squarci colorati nell’intonaco bianco della
galleria”, come descrive bene nel suo testo Grazioli.
La tela intitolata Gli
anni luce rappresenta un bambino intento nel realizzare una decorazione
votiva in una luce piena di contrasti, che fa risaltare la sua concentrazione in un momento dai forti connotati intimisti. Come
a rappresentare un io privato, un mondo interiore che viene proiettato nell’importante
gesto simbolico che il bambino sta compiendo. Tutta un’altra luce, chiara e
soffusa, svela nell’opera Vis(t)i senza
ossa, con tre bambini che tengono in mano una corona di pane realizzata in
occasione delle festività. Un momento “pubblico” quindi, la proiezione
esteriore di un sentimento condiviso.
Due quadri che sembrano allo stesso tempo la prosecuzione
e la negazione uno dell’altro, un prima e un dopo, accomunati però da un
messaggio che racconta la semplicità dell’infanzia e l’unicità fuggevole di
tale condizione.
dimensione spazio-temporale all’interno della quale muoversi con assoluta
libertà, magari guidati dal tempo della musica composta da Dall’Osto che riempie
gli spazi della galleria, avvolgendoli e rendendoli sorprendentemente nuovi.
Come la pittura figurativa, anche la musica parla
direttamente allo spettatore coinvolgendone in modo immediato le sensazioni più
intime. Lo stesso dicasi per il testo scritto da Cristina Grazioli: un copione
teatrale nel quale sono indicate scene, luoghi, dialoghi che raccontano l’eterna
lotta per mantenere un’infanzia assoluta, dei suoi ricordi come suoni, di
quelle “parole, ombre e silenzi che il
futuro ha dimenticato presso di noi”, di luoghi la cui esperienza “si è sedimentata nelle forme di tre bambini”
mentre “il suono, memoria del futuro,
scorre attraverso il vuoto cerchio di una forma di pane”.
Nelle parole di Grazioli, ecco allora il senso della
mostra: “A.: Questa infanzia è la pittura? B.: No, ma ne è figura. Un’infanzia
assolata, dove sempre risuona un luogo e il colore sposa un suono sempre
diverso: un presente sonoro e dagli occhi rovesciati, quel frammento del tempo
dove il passato si trasforma, o si
rovescia, in futuro. È il tempo con la sua leggerezza, che entra ed esce di
scena… Dire, tradurre in parole l’immagine di un dipinto è impresa sempre
delicata, o persino disperata. E anche avere ricordi non basta. Si deve poterli
dimenticare. E avere la grande pazienza di aspettare che ritornino”.
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Lauretta a Modica
Personale
torinese
Da
Antonio Colombo a Milano
alice cammisuli
mostra visitata il 30 settembre 2010
dal 30 settembre
al 13 novembre 2010
Francesco Lauretta – L’infanzia assoluta
a cura di Valeria De Simoni
DAC – De Simoni Arte Contemporanea
Piazzetta Barisone, 2r – 16128 Genova
Orario: da martedì a sabato ore 15.30-19.30 e su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0108592283; info@galleriadac.com;
www.galleriadac.com
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