“Questa è una mostra che ha a che fare con gli specchi”: inizia così il testo di Viana Conti che presenta la personale di Sandro Pastorino a SPAZIODELLAVOLTA. E già l’invito propone il nome dell’artista accostato, o meglio rispecchiato, da quello dell’ideatore delle celebri macchie, Hermann Rorschach. Le macchie stesse nascono dal rispecchiarsi simmetrico di aree d’inchiostro in fogli piegati in due, e l’interpretazione dell’osservatore e poi dello psicoterapeuta sono a loro volta rispecchiamenti emotivi. Dallo specchio nasce così l’installazione di Pastorino, che consiste di dieci ‘tavole’ + due appese allineate alle pareti e di un tavolo da cucina sul quale Viana Conti sale ed interviene prendendo parte alla performance.
Infatti, il critico d’arte spiega il lavoro di Pastorino indossando un paio di buffe scarpe bianche démodé, tipicamente anni cinquanta, che poi abbandona sul ripiano rosa di formica del tavolo scendendo dall’inedito palcoscenico. Il suo divertito interagire con l’installazione è un altro piano di lettura, un ulteriore rispecchiamento che “rivela immediatamente un rapporto di complicità tra artista, opera, critico, non escluso naturalmente chi guarda”, scrive ancora Viana Conti.
Momento iniziale di quest’esperienza è la citazione parziale di una figura della Melancholia di Dürer, sintetizzata dalla forma di un poliedro e sviluppata in nove successive rappresentazioni simmetriche, che ripropongono e reiterano implacabilmente il rosa monotono della tavola di formica come il ripresentarsi ossessivo di un ricordo d’infanzia.
Quella che Viana Conti descrive efficacemente come “una forma leggibile come una segnaletica apparentemente di facile accesso, un logo, o ancora come la memoria interiorizzata di un’opera d’arte come quella di Malevic, lievemente manipolata” diventa così il medium di un contatto tra l’artista e l’osservatore, ma anche tra diversi livelli di coscienza di sé. E come appunto le macchie di Rorschach, occasioni maieutiche mediate dalle associazioni visive e non visive, i giochi quasi dada di Pastorino scelgono materiali banali e forme minime e, rinunciando ad essere graziosi o accattivanti, guadagnano una forte, nitida valenza concettuale.
Articoli correlati:
Genova – San Pietroburgo: Vrubel’, Kandinsky, Jawlensky
Oliviero Rainaldi, dipinti e sculture
Connie Bellantonio, fotografie
Daniele Fiorucci, un giovane artista che imprigiona i ricordi nella cera
Globe, giovani artisti a Villa Croce
Arte contemporanea genovese e ligure dal 1950 ai giorni nostri
Valentina Caserta
Proseguirà fino al prossimo 24 gennaio 2026, presso la Galleria Lombardi, la mostra monografica “ Carla Accardi. Segni dell’anima #2”, il…
Una tecnica raffinata, una storia suggestiva e un parterre di artisti da far impallidire raccontano la fortuna della pittura su…
È morto ieri sabato 6 dicembre 2025, all’età di 73 anni, Martin Parr: il fotografo britannico conosciuto in tutto il…
L’artista argentino del mylar arriva nelle sale del Gallery Hotel Art di Firenze con nuove produzioni legate alla celebrazione e…
Mercoledì 17 dicembre 2025, dalle 17:30 alle 19:00, nella Sala Biagi di Palazzo Lombardia, sarà presentato al pubblico “Acquisizioni museali:…
Quello di Coppola resta il grande classico dell'orrore gotico, insuperabile. Ma al cinema, il regista francese tenta un nuovo remix
Visualizza commenti
Cara Valentina Caserta,
ho molto apprezzato il testo sulla mostra di
Sandro Pastorino "Rorschach" e mi auguro che
il rapporto di dialogo continui. Grazie,
Viana Conti