Vittorio Valente espone in questi giorni da Art in Progress i sui misteriosi, affascinanti virus, creature dal minaccioso indecifrabile futuro che sembrano assumere vita propria. L’artista, come il Dottor Frankenstein di Mary Shelley gioca con la scienza e la natura, dando forma con il suo lavoro al sogno di Prometeo, rappresentando con arguzia ed ironia le trasformazioni, le contaminazioni, le incognite delle moderne biotecnologie.
Le sue accattivanti sculture, tondeggianti e colorate, morbide ed ammiccanti come bambole gonfiabili, sgargianti e lucide come giocattoli, succose come caramelle, evocano mondi straordinari, kitsch ed intriganti.
Infatti, alcuni ‘virus’ nascondono insidie: pezzi di metallo appuntiti e arrugginiti, lame, proiettili, ma soprattutto aghi di siringhe, simbolo terrificante per eccellenza dell’immaginario collettivo contemporaneo.
Ecco che quindi i virus si dimostrano davvero insidiosi. Ma solo in potenza, solo se toccati, come il loro aspetto accattivante invita a fare: come a suggerire che la natura non è un gioco, e che Prometeo ha fatto una brutta fine…
Allo stesso tempo però il virus viene proposto come un’occasione di cambiamento: nella serie di pittosculture di silicone su carta presentata in quest’occasione, tutte opere recentissime, le foto di persone, piante e cellule vengono elaborate, trasformate, ‘infettate’. Inglobate e rese irriconoscibili, trasmutate in altre identità possibili. Come se il virus non fosse solo una minaccia – o, quanto meno, una gran seccatura – ma potesse rappresentare uno strumento di metamorfosi, di contaminazione tra realtà diverse, un grimaldello capace di scardinare lo statu quo e indurre lo sviluppo.
Con violenza, ma anche in questo caso con immagini gradevolissime. Connettendo l’estetica, dato sempre più scontato dell’immaginario moderno che sembra rinunciare agli altri sensi per privilegiare decisamente la vista, alla minaccia.
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Simboli fallici a gogo ?
Misteriosi, affascinanti virus, opere morbide, sensuali, gradevoli al tatto ma infettanti. La bellezza che genera terrore. Perchè siamo arrivati a tal punto di pessimismo da pensare alla bellezza che genera terrore e a non pensare alla bellezza che aiuta a vivere? Maria Pezzica
Sotto la pagina non sono scritti tutti i commenti. Maria Pezzica