Le illusioni materiche di Marc Didou sono esposte in due sedi: il Museo di Sant’Agostino e la Galleria Martini & Ronchetti. La mostra fa inoltre parte delle iniziative partite per il Festival della Scienza, e con la scienza ha molto a che fare: il lavoro di Didou prende avvio infatti da una ricerca metodica e rigorosa sul corpo umano.
Una ricerca che si avvale di strumenti medici, le analisi stratigrafiche della tomografia a risonanza magnetica, per studiare la materia che compone il corpo umano e, letteralmente, farlo a fettine. Strato dopo strato, Didou seziona il corpo e lo ricompone -soprattutto i volti ma anche i piedi o le mani- in complessi puzzle di sezioni stratigrafiche che, cambiando in modo costante i rapporti di altezza dei moduli, ne deformano sistematicamente le proporzioni, in verticale o in orizzontale, fino a renderli irriconoscibili.
Corpi decostruiti e poi ricostruiti, e poi ancora smontati e rimontati, con il processo dell’anamorfosi, un complicato fenomeno ottico che, attraverso il riflesso in specchi concavi o convessi, provoca la deformazione delle immagini. Grazie alle elaborazioni in 3D e agli altri strumenti multimediali messi a disposizione in tre postazioni informatiche, i visitatori della mostra possono approfondire il fenomeno dell’anamorfosi e il tema dei nuovi strumenti per la diagnostica.
L’immateriale della materia propone opere in bronzo e, per la prima volta, anche in marmo. L’artista, pur scegliendo uno dei più antichi materiali per la scultura, si allontana bruscamente
L’ennesimo paradosso di sculture realizzate con materiali solidi, inequivocabilmente reali come il metallo e la pietra, eppure dotate di un’esistenza parallela incorporea, provvisoria. Così, analizzati, scomposti, deformati, ricomposti e infine resi alle proporzioni originarie grazie all’anamorfosi, i corpi a strati di Didou acquisiscono una paradossale, sfuggente doppia vita: il riflesso nello specchio restituisce alle forme rese quasi astratte la propria identità umana. Un’identità fugace come il passaggio dello sguardo in uno specchio. A raccontarci ancora una volta che l’arte non è che il riflesso di un riflesso di qualcosa puramente immaginario…
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