Categorie: Il fatto

Facebook e Bufale

di - 24 Dicembre 2014
Se nelle piazze ci sono gruppi di strani (e finti) lettori accaniti e reazionari nei confronti di diritti, uguaglianza e di avanzamento di civiltà nello stato italiano (le famose “Sentinelle in piedi”), alternativamente anche sul web inizia una campagna contro la “bufala”, quella che Luciana Littizzetto nei suoi sketch avrebbe definito la “notizia farlocca”.
Ora, siamo noi che davvero ci sentiamo un poco come la Littizzetto durante i suoi sproloqui: basta!
Basta con la necessità di dover discernere se ciò che passa attraverso i social network debba essere per forza reale oppure no; basta con la pretesa che facebook, come twitter o instagram (a sua volta setacciato rispetto a quei profili fake che cercano follower) debbano per forza informarci.
E di cosa, soprattutto? Davvero ancora qualcuno pensa che la vera informazione passi su un media subdolo che scava nelle nostre vite, che ci propina pubblicità personalizzata in base alle nostre preferenze, like e amicizie, come il social di Mister Zuckerberg?
Ma oltre all’informazione c’è, come riporta anche un’inchiesta di Repubblica, la volontà da parte di facebook di oscurare, grazie alla partecipazione degli utenti, le notizie che non piacciono (a questo punto vere o false poco importa), perché è dimostrato che gli apprezzamenti, di qualsiasi tipo, aumentano il tempo trascorso sul sito e le interazioni, e dunque la possibilità che prima o poi si clicchi su qualche banner.
Quindi, notizia o non notizia? E chi può decidere? Un team di esperti o il comune mortale, il cui unico problema è riuscire a “staggarsi” da una fotografia che non piace, in un’operazione, quest’ultima, che sta diventando decisamente complicata: vanno inoltrate una serie di richieste agli autori del tag, ed è necessario, appunto, un vero e proprio mini-questionario.
C’è decisamente poco da fare: quando si capirà che o si accettano le regole del gioco o si resta fuori, allora forse anche gli utenti facebook non avranno più bisogno di distinguere le notizie vere dalle false, perché prenderanno il sito per quello che è, e chi vuole cercare informazione non lo farà certo attraverso questo canali.
La speranza anche stavolta è l’ultima a morire, sperando che il nostro Paese possa continuare a partorire individui in grado di operare anche alcune forme di “disincanto” ma – e ora tacciateci pure di snobismo – i dati sono poco confortanti. Crisi o non crisi, negli ultimi 9 anni (il rapporto è dell’Annuario Istat 2014) sono calate del 17 per cento le iscrizioni agli atenei italiani: i laureati, nel Belpaese, sono il 12 per cento della popolazione; i diplomati il 30 per cento. Gli altri che fanno? Passano tempo a stanare bufale su facebook, o ci credono?

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