Diverso da chi? E perché? Emmanuel Chidi Namdi diverso perché nero, perché la compagna è una “scimmia” agli occhi di un altro diverso: l’ultrà (ma poi, anche questo, che conta?) Amedeo Mancini, che ha dimenticato il rispetto per la civiltà.
Ha detto bene il vescovo del paese marchigiano: la vittima è anche l’aggressore. Che non solo ora va punito, ma rieducato da quella società che, per un motivo o per l’altro, dal più piccolo nucleo al più grande nucleo, non è riuscito a renderlo una persona “umana”. Figuriamoci una scimmia.
Poco importa, in realtà, che si tratti di un ultrà o di chiunque altro: un insulto e le botte sarebbero state condannabili a qualunque uomo di qualunque grado culturale ed estrazione sociale. E invece, anche in questo caso, sembra che l’appartenenza a una categoria sia discrimine per imputare azioni. La stessa appartenenza alla categoria dei “negri”, delle “scimmie africane” alla quale, secondo Mancini, appartengono Namdi e moglie.
Ed ecco che la frittata è fatta. Al di là della cronaca nera, al di là delle commozioni, della politica che ha preso posto tra le navate della cattedrale di Fermo, con Laura Boldrini, Maria Elena Boschi e il vice presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, e il messaggio di Francesco che ha ricordato «Dio ci dirà: quel migrante che tanti volevano cacciare ero io», bisogna davvero chiedersi nel profondo chi, cosa, perché e come sia necessario cacciare dalla nostra percezione. Falsata, tra “negri” e “ultrà”, da una parte e dall’altra, da media, inculturazione, ciarpame sociale. (MB)