Un robot coatto assemblato con pezzi di scarto presi proprio da una fotocopiatrice, dalla quale aveva preso anche il nome. Ebbene, la Rank Xerox diffidò Stefano Tamburini dall’associare la marca delle fotocopiatrici ai suoi fumetti. Così il personaggio diventò Ranxerox e si rinnovò ulteriormente passando dalle mani di Tamburini, che continuerà a scriverne i testi, a quelle di Tanino Liberatore. Tamburini però non perse interesse per la fotocopiatrice che in quegli anni, siamo nei primi ’80, rappresentava una vera e propria innovazione nella riproduzione dei disegni, e continuò a fare esperimenti che culminarono in un autentico capolavoro con la serie di Snake Agent. In un volume che ne raccoglie le storie in bianco e nero e a colori, curato da Michele Mordente e Gianluca Costantini, l’agente segreto di Tamburini torna, dopo vent’anni, scurrile e demenziale come ce lo ricordavamo. Per chi le avesse perse quando uscirono va detto che le storie di Snake Agent non erano disegnate da Tamburini ma ottenute con un sapiente collage di tavole, rubate alla serie americana di Secret Agent Corrigan, e poi deformate trascinando il foglio sulla lastra della fotocopiatrice in corso di stampa. Se giuridicamente si potrebbe parlare di plagio, dal punto di vista artistico fu una trovata geniale: Tamburini prese un fumetto ordinario (su un numero di Tempi Supplementari Filippo Scozzà ri meno galante lo definiva imbecille e scipito) e ne ricavò un autentico capolavoro in cui i disegni trascinati producevano un effetto movimento pertinente con le storie di Snake, dove il ritmo degli eventi, sempre incalzante, non concede tentennamenti.
Volando tra Ameritalia ed Eurasia l’agente segreto deve infatti vedersela con complotti nazisti e spacciatori di estasina, che minacciano la libertà del pianeta, ma per avere la meglio dispone sempre di ore contate. Come se non bastasse ad aspettarlo a casa c’è la sposina Betty che di Snake, senza mezze parole, reclama esclusivamente la presenza a letto. Quella di Tamburini potrebbe sembrare una delle tante parodie a fumetti perbene se non fosse che ricalcando le spy stories originali Tamburini si inventò un’ambientazione e situazioni molto originali, così come le soluzioni grafiche del fumetto che in alcune tavole, anche a distanza di anni, risultano davvero notevoli.
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