Una storia jazz elegante e struggente, che insegna come la musica e il fumetto possano curare le ferite e rendere un po’ migliore l’esistenza. Questo libro è commovente in maniera sottile. Se ne nota prima l’eleganza, l’istrionismo raffinato del disegno e dell’intreccio, dove la vita del grande pianista jazz Thomas “Fats” Waller si specchia in quelle di una piccola folla di personaggi tra la frenetica New York anni ’30 e l’Europa sull’orlo del baratro.
Igort e Carlos Sampayo, per la prima volta insieme, avevano tra le mani una storia di eccessi, quelli di Fats: la fame inarrestabile di vivere e di creare, la solitudine disperata, la tragica morte. E poi quelli della Storia, che non è tanto un susseguirsi di eventi quanto un misterioso labirinto di vicende umane, tutte irresistibilmente attratte verso la propria catastrofe privata, figura della grande catastrofe a venire. Tutto questo hanno voluto raccontarlo con grazia, con una gentilezza che non tenta goffamente di nascondere il dolore, l’angoscia, l’indignazione, ma, tenendoli ben presenti, li riveste di bellezza. Proprio come farebbe il loro protagonista: “Sono felice solo quando invento l’allegria che non ho”.
Due gemelli ebrei viennesi, un pittore di Parigi, un sacerdote reazionario, un lord filonazista, un antifascista italiano con una missione da compiere. Tutti sembrano burattini legati al filo del proprio destino, e tutti ascoltano la musica di Fats Waller che, al contrario, si diffonde ovunque, libera, senza logica né ragione. Le storie le si raccolgono attorno, frammenti di esistenza legati dal mood di una musica che propaga una gioia irragionevole e preziosa.
Le tavole di Igort non nascondono il piacere di giocare con i cartelloni pubblicitari, il tessuto degli abiti e le posture, quasi una sorta di compiacimento necessario che si trasforma, con naturalezza, in nostalgia struggente. Così il racconto assume la sostanza umbratile eppure concreta del ricordo, mentre i personaggi sono sempre sul punto di dissolversi nel tono cromatico dello sfondo.
La narrazione procede fluida modulandosi su una polarità caldo-freddo, tra il calore dell’arte di Fats e il freddo che, nel ‘43, gli porterà la morte per un guasto al riscaldamento sul vagone nel quale, solo, viaggiava. Antibiografia, romanzo storico di atmosfere e sensazioni, Fats Waller elenca cliché per redimerli tutti.
Igort ha scritto di Waller come di un genio dalla personalità articolata e contraddittoria “costretto dall’industria dello showbusiness americano a diventare bidimensionale, un personaggio da cartoon”. Ora questo fantasma di carta, bidimensionale davvero, restituisce un po’ della sua complessità all’uomo e all’artista. La paradossale giustizia del fumetto.
link correlati
www.coconinopress.com
www.igort.com
www.lambiek.net/sampayo.htm
www.fatswaller.org
alessio trabacchini
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