Categorie: lavagna

Spending review a chi?

di - 14 Febbraio 2013
Ma non c’era già un segretario generale al MAXXI? Sì, e si chiama Alessandro Bianchi. Solo che d’ora in poi Bianchi si occuperà di marketing territoriale, e cioè? Più o meno quello che faceva prima, ma declassato. Il suo posto, infatti, è stato occupato da Francesco Spano. avvocato 34enne specializzato in diritto ecclesiastico e fido collaboratore della Presidente della Fondazione, Giovanna Melandri, che da anni se lo coltiva con vari incarichi: consulente legislativo, coordinatore della Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale istituita quando Melandri era ministra dei Giovani e dello Sport. Competenza in arte contemporanea? Non pervenuta.

Tuttavia, per la carica di segretario generale, Spano percepirà uno stipendio di 72mila euro lordi all’anno. E Bianchi? Retrocede anche di stipendio, oltre che di carica? Chissà. Ma Spano non è la sola nuova consulenza voluta dalla presidente Melandri: la giovane Beatrice Iori, con studi a Londra, è stata assunta in qualità di sua assistente personale.

Chiariamo: qualunque presidente ha il diritto di circondarsi delle persone che più ritiene opportune per sostenerlo nel suo operato. Ma che tutto ciò accada in un museo che è sempre vissuto sul crinale dei finanziamenti mancati o tagliati, non pare una bella mossa. Specie per far ripartire quello stesso museo e specie nel panorama generale dei musei italiani su cui si abbattono tagli su tagli. Vedi il Castello di Rivoli, tanto per dirne uno, e di un certo peso.

Poi, non è che queste siano le sole nomine (e relativi stipendi) che si annunciano a via Guido Reni. Facciamo un po’ di conti. Se nasceranno veramente i quattro, cinque (o sette?) dipartimenti previsti (ma quanti veramente e quali ancora non è dato saperlo), ci saranno altrettanti stipendi da mettere in bilancio, a parte i due degli ancora attuali direttori di MAXXI Arte e MAXXI Architettura, e cioè Anna Mattirolo e Margherita Guccione. Tolte loro, comunque si tratta di aggiungere altre due (o tre o cinque) poltrone con i relativi emolumenti.

E non basta. Perchè c’è il vertice maximo, e cioè il superdirettore con inevitabile superstipendio. Che non potrà essere di certo inferiore a quelli percepiti ora dalle attuali direttrici Arte e Architettura.

Quanto farà in totale? Quanto costerà il museo alla collettività, oltre quello che è già costato (di cantiere e dei primi tempi allegri, quando era ancora cantiere), mentre per la programmazione espositiva e non solo – i soli asset strategici che dovrebbero tenere degnamente in piedi il gigante di Zaha Hadid – si continua ad investire poco o niente? Situazione alla quale si aggiungono i rumors su possibili tagli ai piani bassi: leggi l’intero staff del museo (curatori, conservatori, restauratori e tutti gli altri) che fino ad oggi ha lavorato con, in media, 1.200 euro al mese.

Non è che i due milioni di euro, arrivati dal Mibac esattamente quando si è insediata Giovanna Melandri al posto di Pio Baldi, cominceranno ad essere erosi per le nomine di nuovi segretari, nuovi direttori o capidipartimento che siano? Noi, appassionato popolo dell’arte, ma anche occhiuto osservatore di ciò che gira intorno all’arte, vorremmo che fossero spesi per il museo, le sue mostre e la sua attività di ricerca.

Per la sua qualità, insomma. E per incrementarne prestigio e visibilità, in patria e fuori. Non per fare una spending review al contrario. (A.P.)

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