Un po’ di storia: On Air nasce da una semplice quanto felice idea di Antonella Crippa, mettere a confronto gli esponenti della giovane videoarte italiana in un evento espositivo, ciascuno “raccomandato” da un critico, un curatore, un esperto di settore. Alla galleria Pianissimo di Milano il concept era impostato come una vera e propria gara, i visitatori chiamati ad esprimere le proprie preferenze. Alla Civica di Monfalcone il progetto rivisitato ha puntato a riunire tutto ciò che di nuovo (e di buono) la giovane creatività italica sta mettendo in circolazione.
La capillare indagine e l’intensa attività relazionale, che ha messo a confronto 90 artisti e altrettanti autori di testi (considerando curatori e collaboratori oltre 200 persone coinvolte), ha portato alla realizzazione di una mostra piacevole e coinvolgente, ben allestita e che ha suscitato molti consensi.
Ovvio che, in questo scenario, il catalogo rappresentasse l’ideale completamento del progetto e finalmente, dopo un po’ di tribolazioni, è arrivato.
Candida grafica minimale, 358 pagine, formato elegante. L’impostazione è rigorosa, con i testi critici e gli still presentati in ordine alfabetico per nome dell’artista. Intelligentemente, nell’intestazione, appaiono link di rimando veloce alle completissime didascalie, con tanto di mostre nelle quali le opere sono state esposte, ai cv degli artisti e alle traduzioni inglesi.
Il curatore Andrea Bruciati non si sottrae alla scrittura, ripercorre le tappe fondamentali della storia del medium, nel segno della continuità annoda i fili tra sperimentazioni, vecchie e nuove, riuscendo anche a fornire, in un testo che si rivolge ad un pubblico eterogeneo, alcuni spunti di riflessione interessanti.
La domanda sorge spontanea: è dunque ancora possibile ragionare sul medium? Non serviva questa prova a dimostrare ciò che appare abbondantemente evidente dalle abituali rassegne dedicate a pittura, fotografia, disegno e via dicendo. Eppure gli artisti del nostro tempo quasi mai vincolano la loro ricerca ad un solo medium. Ma in uno scenario transmediale e metalinguistica -che già ha portato Maria Rosa Sossai in un altro volume dedicato alla videoarte italiana ad affermare l’inesistenza di un’estetica propria del mezzo- una rassegna come questa finisce per presentare poetiche diametralmente opposte, dai connotati narrativi, documentari, sociali, relazionali e via dicendo. In fondo però le stesse che caratterizzano la ricerca artistica attuale nel suo insieme, né più né meno.
Ed è anche per questo che il volume può a ragione considerarsi uno strumento di ricerca e di conoscenza indispensabile per quanto attiene le più recenti tendenze dell’arte made in Italy.
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