Categorie: Libri ed editoria

libri_saggi | Webcinema | (costa & nolan 2006)

di - 29 Gennaio 2007

Tra le definizioni più diffuse del cinema, vale la pena di ricordare quella del grande Kurosawa, che lo acclamava come il primo media in grado di racchiudere in sé le altre arti: fotografia, pittura, scultura, teatro, letteratura, musica, filosofia. In spettacolare convivenza. Luca Barbeni, giornalista e artista esperto in nuove tecnologie, è l’autore di un volume in cui racconta cos’è accaduto in seguito. Il testo, nato anche a partire dalla mostra curata nel 2005 al Piemonte Share Festival (Digital Storytellers), è dedicato a quegli impianti narrativi contemporanei pensati per galleggiare nel mondo virtuale, nel web, supporto di sorprendente potere perché capace di comprendere, tra le varie arti, anche il cinema. Webcinema raccoglie le esperienze di un’indicativa selezione di artisti e racconta la metamorfosi della “settima arte” nello spazio rizomatico, con le sue tendenze e i suoi strumenti.
Se la forza dei mezzi più all’avanguardia si nutre dell’assimilazione di un numero sempre maggiore di media affermati, come una scatola cinese, l’energia espressiva della nuova forma digitale di racconto sta nell’interattività. E l’interattività, grazie alle interfacce, racchiude in sé il coinvolgimento emotivo della tradizionale interazione fra la rappresentazione e la platea. Barbeni spiega allora l’inedito ruolo dello spettatore, con le implicazioni più complesse emerse dalla net art e la presenza o l’influenza di flessibili aree diegetiche, come quella dei videogiochi. Nell’era della “seconda oralità”, come indicata da Walter Ong, l’esplorazione di una narratività non lineare, con un’impostazione più vicina a quella delle culture precedenti la scrittura, nasce grazie al web e alle possibilità scatenate, oltre che dalla sua multimedialità, dalla capienza dei database, dalla rete di collegamenti su cui si regge e dal magico potere del link.
Se l’illusione del cinema si basa su un movimento ricostruito con una catena regolare di “istanti qualsiasi”, come spiegava Deleuze, in rete i momenti, i “fotogrammi”, possono resistere liberi, e sono in qualche maniera sempre “selezionati”. Non solo: mentre il montaggio temporale lascia posto anche a quello spaziale (per sua stessa natura il computer stimola accostamenti estetici e concettuali paralleli, ad esempio con lo schermo ripartito in finestre), l’organizzazione del racconto e il ritmo fruitivo che ne deriva possono essere giocati su più fronti e non devono necessariamente essere preconfezionati dall’autore. L’artista rinuncia in qualche modo alla creazione di un prodotto finito e sigillato, un po’ come avveniva all’epoca del “cinema delle origini”, e ammette anche la temporalità o le scelte dello spettatore tra i pregi opera. La ricerca condotta dai raccontastorie esplorati nel volume non ha insomma lo scopo di tracciare un percorso guidato, ma di schiudere al pubblico nuove zone emozionali, sempre strutturate su precise necessità e scelte creative, talvolta collaborative, differenti però da quelle del racconto parlato, scritto o registrato su pellicola sequenziale. Perciò lo sviluppo del digital storytelling richiede nuovi parametri anche nella critica che lo studia e nell’utente che lo percepisce. Oltre un secolo fa la gente scappava alla vista della locomotiva di Lumière: è sempre necessaria una fase di adattamento quando l’informazione assume forme inedite.
In conclusione, il volume costituisce sia un valido strumento che un significativo passo in avanti verso la comprensione, l’abitudine e l’accettazione di nuovi linguaggi, che stimolano un tipo di percettività ancora in evoluzione.

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Luca Barbeni, Webcinema. L’immagine cibernetica
Costa & Nolan, Milano 2006
ISBN 8874370288
Pagg. 160, € 16,40
Info: la scheda dell’editore


la rubrica libri è diretta da marco enrico giacomelli

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