La Mole Vanvitelliana, ospita fino alla metà di gennaio, la prima personale dell’artista marchigiana Stefania Massaccesi. Una mostra unica nel suo genere ripercorre la carriera di un’artista autodidatta che vantava tra i suoi ammiratori il grande Federico Zeri.
Un allestimento particolarissimo – pensato da Massimo di Matteo – caratterizzato da un notevole rigore formale, mette in risalto attraverso i pannelli grigi e le enormi ‘gabbie’ d’acciaio, le ‘geometrie’ mentali dell’artista.
60 opere tra acquarelli e oli mettono in luce un animo inquieto, dotato di una fortissima creatività votata all’autoanalisi ed alla rappresentazione/interpretazione della realtà contemporanea, il tutto attraverso un gioco di metafore e di rimandi in una situazione a dir poco paradossale. La tecnica raffinatissima, quasi iper reale, ed il rigore si scontrano con i soggetti e con la composizione, la perfezione formale ordina una realtà confusa quale è quella del sogno.
Vedendo le opere della Massaccesi diventa difficile e quasi limitativo parlare di quadri, essi sono in effetti -come li definiva Zeri- dei veri e propri ‘romanzi’.
Un cantiere aperto, dei grattacieli, la pista di un aeroporto, una processione, il mercato, un laboratorio scientifico o un palazzo cinquecentesco diventano gli scenari atipici dell’umanità indagata dall’artista, personaggi ricorrenti, più o meno famosi, più o meno riconoscibili ‘abitano’ questo romanzo pittorico con le loro angosce e con i loro pensieri, in atteggiamenti impossibili, come in un enorme flusso di coscienza generato dall’artista.
Le opere diventano la rappresentazione fisica e visiva della sua riflessione, nulla è veramente reale, tutto esula dal controllo dello spazio e del tempo, ogni elemento, avulso dal contesto in cui si trova, è simbolo e metafora di un pensiero, di una riflessione. Ogni elemento è icona dell’umanità. L’artista crea attraverso le sue opere un ‘montaggio analogico’ dal ritmo inquieto, nervoso, quasi psicotico, in cui l’estremo intimismo e la mancanza di appigli logici contribuiscono a creare nello spettatore una situazione di ansia e sgomento.
Interessantissimo il catalogo presente in mostra che, magistralmente introdotto da Vittorio Sgarbi, contiene parte della corrispondenza intercorsa negli ultimi anni tra Federico Zeri e Stefania Massaccesi.
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