E’ la personale di Roberto Coda Zabetta caratterizzata da un allestimento particolarissimo a chiudere la rassegna I pesci abboccano se non amano da ormai tre mesi una delle proposte più interessanti del panorama marchigiano.
Lo spazio è completamente buio, una musica assordante si diffonde nell’ambiente ed il campo visivo è dominato da un unico quadro montato su una parete arancione illuminato da un potentissimo faro. Un allestimento sicuramente inconsueto che però ha la capacità di stimolare in maniera unica la partecipazione dello spettatore all’esposizione, creando uno choc emozionale tale da aprire la mente alla visione ed alla comprensione delle altre opere presenti in galleria.
Visi straziati, urlanti, occhi sbarrati sul mondo diventano testimoni di una condizione di malessere. Quelli di Zabetta sono dei ritratti, uomini e giovani di colore che gridano all’umanità il loro profondo disagio interiore. La tecnica è semplice ma allo stesso tempo strabiliante, i colpi veloci di pennello appena accennati sulla tela creano un’immagine potentissima, piena di forza espressiva.
Si vede e soprattutto si sente la spontaneità di questa pittura, in cui il colore si muove sulla tela in un ritmo solo apparentemente caotico, fino a definire precisamente i lineamenti di una figura, dandole una forza tale da farla uscire dalla tela. Quelle di Zabetta sono immagini mentali, idealizzate che prendono corpo attraverso l’intreccio dei colori: non esistono contorni, non esiste disegno. Il bianco ed il nero vengono stesi fino ad indagare le diverse possibilità cromatiche che offrono. Le opere non hanno titolo, appunto perché ogni elemento diventa parte di un concetto più ampio; ogni componente delle identità anonime -titolo assegnato alla serie- diventa quindi parte dell’umanità sofferente.
L’arte di Zabetta non ha scopi egoistici, non è votata al puro estetismo, ma rappresenta piuttosto un’indagine sensibile del disagio provato da chi soffre. Il viso diventa quindi lo specchio della sofferenza, ed il ritratto una denuncia pittorica.
È importantissimo sottolineare che con questi lavori l’artista biellese ha realizzato nel corso dello scorso anno una grande opera umanitaria a favore dei bambini del Ruanda, promossa dall’Associazione Nutripa.
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