Presso le Antiche Cartiere Miliani di Fabriano si trova il Deposito attrezzato per la conservazione delle opere d’arte mobili provenienti dagli edifici danneggiati dal sisma del 26 settembre 1997. Inizialmente tale deposito era stato pensato soltanto come spazio conservativo, ma dall’estate del 1999 è stata aperta al pubblico un’area espositiva che rende fruibili i capolavori più significativi del territorio della diocesi di Fabriano-Matelica, in un programma di turnazione continuamente aggiornato dal ritorno di opere restaurate.
Attualmente sono visibili opere di maestri illustri come il S.Michele Arcangelo del Guercino che si trovava presso la chiesa di S. Nicolò a Fabriano, dipinto simbolo del recupero del patrimonio artistico della zona, in quanto notato da Federico Zeri fu subito rimosso dalla cappella pericolante nella quale si trovava e posto in salvo. Inoltre sono esposte La Fuga in Egitto di Alessandro Turchi detto l’Orbetto, replica di un dipinto che si conserva al Prado a Madrid; La Morte di S.Anna di Giacinto Brandi, pittore romano della fine del XVII sec. che come il Guercino ha lavorato presso i papi a Roma. Tale opera durante il restauro ha rivelato sorprendentemente di essere una tempera all’uovo su tela, anziché un olio come si era creduto precedentemente. Notevoli anche una Madonna degli Angeli di Giovan Francesco Romanelli, allievo di Pietro da Cortona che lavorò anche a Parigi per il Louvre e per Versaille, esposta dopo il restauro per la prima volta; fanno parte del nuovo allestimento anche due teleri della metà del XVII sec. dipinti da Gregorio Preti fratello di Mattia, il Cavalier Calabrese, che rappresentano episodi della vita di S.Nicolò.
Ai numerosi dipinti si aggiungono prestigiose sculture lignee. Tra queste ricordiamo il Paliotto scolpito dell’Abbazia di S.Croce di Sassoferrato ed una scultura lignea della Madonna di Loreto con la dalmatica larga. Questa sicuramente si avvicina maggiormente all’opera originale custodita anticamente nella Basilica lauretana prima che l’incendio la distruggesse. Infine un notevole Crocifisso ligneo del XIII sec. circa, di chiara origine nordica, come si può evincere dall’esasperazione dei tratti, dalle profronde
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