Si è chiusa domenica 3 settembre a Serra dè Conti, nelle Marche, la rassegna d’arte Tre di tre, uno degli appuntamenti culturali più vivaci e interessanti proposti nel territorio. A coinvolgere e catalizzare l‘attenzione dei visitatori in quest’ultima occasione è stata l’affascinante performance dell’artista tedesca Anna Barth, accompagnata dalle percussioni di Andrea Morandi, in un’ipnotica rilettura della danza Butho.
All’interno delle sale espositive troviamo poi alcuni dei grandi nomi dell’arte contemporanea italiana. Come, ad esempio, Mario Sasso importante videoartista, cui viene affidato il compito di aprire la mostra con due lavori recenti. Il primo video, Sofia, è riconducibile alla propria, intensa e ossessiva, ricerca sul tema tradizionale del ritratto della donna. Questo lavoro rappresenta il volto della nipote che, con gli occhi da bambina puntati verso lo spettatore, si sovrappone a sé stesso, fotogramma dopo fotogramma, seguendo il corso naturale del tempo e della crescita. Mentre in Ritratto di Famiglia l’artista riflette –sempre dalla medesima posizione concettuale- in una dimensione ancor più privata e quotidiana. Riflessione, la sua, che paradossalmente finisce per rappresentare un’esperienza della famiglia comune a molti occidentali.
Ma, vero centro della mostra, risulta essere l’emozionante omaggio reso ad un grande maestro dell’arte fotografica italiana: Giuseppe Cavalli. Importante ancora una volta sottolineare –e le opere in mostra hanno questo compito assieme ad una generale e rinnovata attenzione della critica (recente la grande mostra retrospettiva presso Palazzo Braschi a Roma)- il ruolo che Cavalli ebbe nel secondo dopoguerra, soprattutto per quel che riguarda il processo di liberazione dalle finalità documentarie cui la fotografia italiana era in quel periodo ancora fortemente vincolata.
Le opere esposte costituiscono una breve ma densa antologica: troviamo gli scatti delle assolate marine senigalliesi così come i piccoli oggetti tratti da un quotidiano domestico che, immersi nella luminosità dei toni mediterranei, da oggetti inanimati si trasformano in pura poesia. Espressioni commoventi di un vivere nella provincia, intense interpretazioni di un universo lirico animato da piccole cose. Ma, in questa sezione, troviamo anche alcune prove dell’autore sperimentali e poco conosciute di notevole interesse filologico.
Concludono l’esposizione un’installazione video e le opere fotografiche di Sergio Marcelli, artista che indaga la tragicità e la complessità dell’esistenza. Attraverso una serie di ritratti che si rifanno alla storia della fotografia, Marcelli sembra voler scavare nei volti alla ricerca di un’autenticità e di un’identità dell’umano che affiori in controluce, dalle zone d’ombra dei suoi coinvolgenti scatti.
vanessa caprari
mostra visitata il 3 settembre 2006
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