Metro Pictures. PHOTOGRAPHY © MICHAEL MORAN
«Metro Pictures chiuderà i battenti verso la fine del 2021, dopo 40 anni, un anno impegnativo di programmazione guidato dalla pandemia e l’arrivo di un mondo artistico molto diverso». Inizia così l’email inviata dalla galleria di Chelsea, il secondo gigante blue chip che – dopo Gavin Brown Enterprise – cede il passo agli stravolgimenti della crisi.
«Abbiamo deciso di annunciare questa difficile decisione molto prima della nostra chiusura», dichiarano le fondatrici Janelle Reiring e Helene Winer, «per dare agli artisti che rappresentiamo e al nostro staff il tempo di perseguire altre opzioni e permetterci di partecipare alle loro transizioni. Siamo estremamente grati a tutti i brillanti artisti con cui abbiamo lavorato negli ultimi 40 anni e al nostro eccellente staff, che ha sostenuto la galleria e il suo programma. Vorremmo anche ringraziare tutti i critici, curatori, collezionisti e colleghi dealer con cui abbiamo lavorato negli anni».
Fondata nel 1980 da Janelle Reiring (ex Leo Castelli Gallery) e Helene Winer (ex Artists Space) e rinnovata di recente da 1100 Architect, la galleria ha rappresentato nomi del calibro di Cindy Sherman, Robert Longo, Jack Goldstain, Louise Lawler, e, ancora, è stata la sede di esposizioni memorabili di artisti come Martin Kippenberger, Jim Shaw, Gary Simmons, John Miller, René Daniëls. I grandi artisti e fotografi degli ultimi 40 anni, per farla breve, sono passati da qui. La fine di un’era, dicevamo. E quell’apocalittico «arrivo di un mondo artistico molto diverso», descritto nel commiato delle fondatrici, ci fa domandare – ancora una volta – quale arte ne uscirà vincitrice.
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